Genova 2001, passiamo voce per non dimenticare

Genova 2001 – tra i manifestanti, un morto e quasi un migliaio di feriti tra le strade e le piazze di Genova, nella scuola Diaz. Centinaia di manifestanti riportarono danni permanenti a causa della violenza smisurata delle forze dell’ordine e non si sa ancora con certezza quanti manifestanti siano morti di tumore (fegato, cuore, polmoni) come conseguenza all’esposizione massiccia dei famigerati Gas lacrimogeni CS (considerati letali dalla comunità internazionale, ma “non-letali” dallo stato italiano); centinaia di persone torturate e seviziate nelle carceri, nella caserma di Bolzaneto; Centinaia e centinaia di compagni arrestati e indagati (fra cui chi vi scrive), processi farsa e decine di condanne pesantissime.

21-luglio

Questa è stata Genova 2001, una intera generazione distrutta sotto il peso della repressione di stato; i mandanti politici della “più grande sospensione dei diritti costituzionali dal dopoguerra” continuano a fare politica, i responsabile delle forze dell’ordine di quei giorni promossi a più alti incarichi, nessun colpevole per l’omicidio di Carlo Giuliani, nessun colpevole per le torture di Bolzaneto (i pochi condannati sono stati salvati dai processi infiniti e dall’indulto).
Passiamo voce per non dimenticare,
Nessuna Giustizia, Nessuna Pace
Un Compagno della terra di puglia

Illegale a chi?

Rilanciamo il comunicato delle compagne e dei compagni tarantini per la costituzione di una Cassa di Resistenza Territoriale
La necessità di istituire una “CASSA DI RESISTENZA” nasce da una attenta analisi sulla nuova fase repressiva che colpisce i movimenti che agiscono in difesa di un ambiente sano, senza il quale non ci sarebbero possibilità di sviluppo futuro delle nostre vite.

Va sempre più ad esplicitarsi l’attuale linea della magistratura che mira ad attaccare i beni materiali del militante politico e dell’attivista comune. L’attività sociale, pubblica del soggetto libero che lotta per un mondo diverso, è continuamente messa in discussione sia dinanzi alla legge che dagli apparati mediatici. In molti luoghi si esercita collettivamente il diritto di scegliere il meglio per i propri territori, si tengono assemblee cittadine che tentano di esercitare nuove forme di politica e rappresentanza; in tanti altri, invece, per lo più in quelli preposti alla gestione istituzionale, si discutono forme vacanti di prospettiva e leggi che dichiarano impunità per chi inquina. La stessa dinamica che, nel resto del mondo, affama e bombarda popolazioni inermi.

La prima prospettiva, la più sana e giusta, viene ripetutamente sminuita, repressa, manganellata da chi tutela gli interessi dei grossi capitali. Allo stesso tempo, la magistratura si occupa di questa istanza autorganizzata punendo chi difende i territori con multe salate, pene pecuniarie e carcerazioni preventive.

Emblematica, in tal senso, l’ondata repressiva che sta subendo il movimento popolare contro l’alta velocità(NO TAV). Stesso sistema che si sta utilizzando sul nostro territorio contro chi, ad esempio, qualche anno fa bloccò l’avanzata dei tir provenienti dalla regione Campania contenenti rifiuti tossici destinati alla discarica Italcave di Statte. O, ancora, la repressione che ha colpito i cittadini che presidiavano davanti al tribunale di Taranto durante il processo “Ambiente svenduto”.

Oltre centocinquanta mila euro complessivi di multa comminati a singoli cittadini.

In tempi di Austerity questa ennesima strategia dissuasiva nei confronti delle lotte va combattuta unitariamente e resa pubblica. È allora opportuno pensare ad una “CASSA DI RESISTENZA” intesa come strumento concreto di sostegno e difesa delle lotte, un fondo di solidarietà per tutte e tutti coloro i quali sono impegnati in lotte prolungate e processi penali costosi. Di fronte ad attacchi repressivi che ci privano delle libertà personali e che colpiscono i beni ed i patrimoni degli attivisti, non possiamo permetterci di lasciare indietro nessuno.

CHI INQUINA E DEVASTA È LO STATO

CHI LOTTA PUÒ PERDERE, CHI NON LOTTA HA GIÀ PERSO.

Casa occupata via Garibaldi 210
Cma Taranto
Comitato di quartiere città vecchia
Officine tarantine
Taranto Antifascista

80 voglia di okkupare!!

Rilanciamo il comunicato delle compagne e dei compagni dell’esperienza abitativa Villa Roth

“E’ una vergogna che la provincia tolga spazi ai giovani” Michele Emiliano, Sindaco di puglia.

Quasi 80 denunce per l’occupazione del mercato coperto di poggiofranco e Villa Roth, arrivate a pochi giorni dal termine di queste elezioni regionali. Il re è nudo ma tutti si guardano le scarpe: il legame fra l’arrivo o meno degli atti giudiziari e i cambi di giunte comunali e regionali è evidente. Ora che le elezioni si sono concluse, Emiliano può dimenticarsi delle dichiarazioni fatte contro lo sgombero della Villa, dichiarazioni che servivano solo a mettere in difficoltà quello che sarebbe stato (lo sceriffo di Puglia lo sapevà già) il suo sfidante alle elezioni regionali, Schittulli.

“Bisogna aiutare chi è in stato di necessità, non chi è in stato di poesia” Dr. Schittulli, Oncologo carismatico.

villa-roth

Il teatrino permanente della politica istituzionale ogni tanto deve togliersi la maschera. Le fotografie mentre si puliscono i rifiuti e si istallano telecamere servono a questo: a simulare un impegno di facciata contro il malessere di questa città, che è tutt’altro che nelle scritte sui muri e nelle cacche a madonnella, ma è nella povertà diffusa, nella mancanza di lavoro e casa.
Bari è la città dove chi è povero è condannato a rimanerlo,è condannato a vivere nei quartieri “programmati per i reati”.
Bari è la città in cui lo spazio pubblico viene sventrato e spartito fra le solite famiglie di imprenditori, in cui le elezioni si giocano sui favori edilizi, in cui gli appalti pubblici sul welfare sono pozzi senza fondo per i profitti di pochi, speculando sui più poveri e sui migranti (sapete che Mafia Capitale coinvolge anche il CARA di Bari vero?).
Bari è la città in cui se occupi uno spazio abbandonato da vent’anni (che la provincia dichiarava non essere suo perchè non voleva pagare l’IMU) vieni denunciato per invasione e furto.Non importa se lo fai perchè vorresti una casa e una vita dignitosa, perchè vorresti spazi di socialità e comunità che non siano a pagamento. Vieni equiparato a un malavitoso, anche se sono nove mesi che non ti arriva lo stipendio dalla cooperativa pubblica dove lavori, anche se sei tutt’ora un senza fissa dimora, anche se sei solo uno studente senza alcuna prospettiva per il futuro.

“Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una ‘regola d’oro’ del comportamento sociale, e il ‘primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale” Papa Francesco, l’uomo più a sinistra nel panorama internazionale.”

Per quanto ci riguarda il messaggio è chiaro: chi si oppone viene colpito, il reato penale è solo lo strumento per scoraggiare le iniziative politiche più radicali. Ci appare chiaro come questi atti giudiziari siano quasi spari sulla folla, che colpiscono alcune persone per parlare a tutti. Non solo a chi ha partecipato nel rendere quel posto un bene per la collettività, ma anche a tutti coloro che si sono schierati dalla parte degli occupanti dopo lo sgombero.

“Colpirne uno per educarne cento..” Mao Zedong

“Ma colpirne 76 funziona meglio.” Digos Bari

Non siamo vittimisti. Sappiamo perfettamente che ci sono modi per fare politica senza essere perseguiti dalla legge: iscriversi ai partiti e candidarsi alle elezioni. Lo sappiamo ma non ci interessa, e sopratutto non cambierebbe lo stato delle cose. Per tutti coloro che invece si trovano nei guai per essersi organizzati, per aver costruito comunità o almeno averci provato, per aver protestato e manifestato, c’è un progetto di supporto legale e Cassa di Resistenza barese chiamato “Non solo Marange”. Perchè nelle occupazioni non si “trae profitto dallo spazio” ma si costruisce solidarietà, la si spende e la si reinveste all’infinito.

“Boh, io quando sono in mezzo ai disastri son contento comunque. Cioè. E’ una protesta e ci sta” Tia Sangermano.

25 Aprile 2015 – Fabio, Rino e Vincenzo liberi.

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Il 25 Aprile 1945 l ‘Italia si libera dall’occupazione nazista e dal fascismo. Un giorno rosso sul calendario per mantenere viva la memoria collettiva.

Ci avviciniamo al 25 aprile 2015 con la consapevolezza che non è sufficiente parlare di memoria. Resistenza non è aggrapparsi fino a quando c’è un appiglio. Resistenza è aprire gli occhi per riconoscere che il fascismo non è solo un incubo anacronistico che marcia a passo d’oca.

Esiste un nuovo fascismo dal colletto bianco. Meglio vestito ma non meno aggressivo.

Un blocco politico di larghe intese che colpisce sempre più gravemente le classi subalterne di questo paese, le cui politiche di welfare hanno distrutto il mondo del lavoro e dell’istruzione. Leggi come lo Sblocca Italia puntano allo sventramento e alla distruzione del territorio. A smontarlo e rivenderlo pezzo per pezzo al miglior offerente in barba a coloro che lo abitano.

Tutti coloro che si sono ribellati, che hanno mobilitato manifestazioni e proteste si sono dovuti difendere da magistratura e polizia. L’attivismo politico è considerato un reato, chi lotta un sovversivo. Quotidianamente gli attivisti politici vengono denunciati, trattati alla stregua di criminali con un unico obiettivo: preservare l’ordine, far in modo che tutto resti esattamente com’è.

Unica opposizione al fascismo rimangono coloro che hanno le mani slegate da interessi elettorali ed economici, coloro che ogni giorno dal basso cercano di diffondere i valori antifascisti di resistenza, solidarietà e autorganizzazione contro ogni autoritarismo.

A Bari chi cerca di portare avanti questi valori è sotto attacco. Il 25 Aprile è diventato un giorno pericoloso, “troppo politicizzato”come è stato definito dai collaboratori del terribile rettore Uricchio.

Si cerca di trasformare i valori della resistenza in estremismi ideologici, l’antifascismo in rissa fra bande. Con Fabio Rino e Vincenzo ancora ai domiciliari e la procura di Bari che cerca di dimostrare che altri attivisti politici siano dei “bombaroli”, ci sembra evidente che qui in esame e dunque sotto attacco ci sia non un atto in sé ma un’idea, un movimento, la nostra attitudine all’azione e alla ribellione.

I fascisti a Bari non si vergognano di invitare personaggi come Mario Merlino, noto fascista, infiltrato e indagato per la strage di piazza Fontana che il prossimo 9 Maggio disonorerà Bari con la sua presenza. Bari é la città di Benedetto Petrone, che dai fascisti è stato ucciso non perché un “povero paralitico” come malignamente raccontano alcuni, ma perché lui i fascisti li combatteva attraverso ogni pratica, anche la più diretta.

Per questo pensiamo che il 25 Aprile deve tornare a essere la data non ( o meglio non solo ) degli antifascisti baresi ma di tutti gli abitanti della città di Benedetto Petrone.

Per tutti questi motivi il 25 Aprile vi chiediamo di scendere in piazza e dimostrare che Bari è antifascista e non ha paura di affermarlo con i propri corpi.

Si parte e si torna insieme.

Fabio, Rino e Vincenzo liberi.

Appuntamento in piazza della Libertà ( prefettura) alle ore 17.

Fabio, Rino e Vincenzo liberi subito

Rilanciamo il comunicato delle compagne e dei compagni di Ex-Caserma Liberata

Nelle prime ore di venerdì 3 aprile sono stati messi agli arresti domiciliari 3 antifascisti pugliesi con l’accusa di aver partecipato all’aggressione avvenuta presso la sede di forza nuova di Bari, la notte tra il 18 ed il 19 ottobre scorso.
Ai tre antifascisti sono contestati i reati di lesioni personali aggravate e porto abusivo di oggetti atti ad offendere. ll Tribunale di Bari ha inoltre disposto per i ragazzi il divieto assoluto di comunicare con l’esterno, segno di una volontà nell’infliggere una punizione esemplare.

Fabio, Rino e Vincenzo liberi subito
Dall’inizio degli anni duemila i fascisti di questa città si sono resi responsabili di decine di aggressioni, se non di veri e propri attentati. Basti pensare alla bomba carta esplosa contro l’occupazione dell’Ex-Socrate, all’aggressione nel 2003 ai danni di alcuni militanti della RAF per la quale sono stati condannati noti fascisti, sino agli episodi del 2010 e 2011 per i quali, nonostante testimoni e telecamere, non sono state mai svolte indagini, né mai individuati gli aggressori.
I fascisti di questa città si sono resi responsabili di numerose aggressioni nei confronti di attivisti dell’Ex-Caserma Liberata e semplici frequentatori dello spazio occupato. I fascisti questa città professano l’odio razziale e religioso con i loro banchetti per le vie del centro cittadino, sono liberi di manifestare le loro idee xenofobe e omofobiche per strada e davanti alle scuole, di manifestare con celtiche e svastiche nel silenzio assenso di partiti e con la evidente copertura dei rappresentanti dello stato appartenenti alle forze dell’ordine. L’unico vero reato che ci si para davanti agli occhi è l’apologia di fascismo. L’unica soluzione per porre fine a questo genere di episodi è chiudere le sedi dei fascisti.
Dall’inizio dell’occupazione dell’Ex-caserma rossani e con la nascita dell’Ex-caserma Liberata, il collettivo d’occupazione è stato fatto oggetto di accuse ed attacchi politici pretestuosi e privi di fondamento, il cui unico scopo era mettere in cattiva luce la nostra esperienza di autogestione, che dal basso esercita opposizione sociale e critica politica in una città come Bari, povera non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale e culturale. Con il procedere del nostro impegno nelle iniziative politiche e sociali, in parallelo si sono tessute trame che ci hanno visto di volta in volta associati a qualsiasi evento potenzialmente pericoloso accaduto in città. Dal mese di Ottobre dell’anno scorso stiamo portando avanti un percorso condiviso con l’amministrazione Decaro per continuare a svolgere le attività all’interno della rossani attraverso un comodato d’uso temporaneo. Da quel momento sono iniziati gli strumentali attacchi politici da parte delle destre cittadine, che per biechi motivi elettorali si sono resi sciacalli se non veri e propri complici delle provocazioni fasciste che si sono ripetute nei mesi .
Respingiamo al mittente le richieste di sgombero arrivate da partiti fascisti e xenofobi come forza nuova, fratelli d’italia, alleanza nazionale e forza italia, e ci chiediamo perché non sciolgano i loro stessi partiti, dato che traboccano di indagati e condannati.
Riguardo ciò che hanno scritto i giornali in queste ore non sapremmo da dove cominciare per correggere le inesattezze e l’approssimazione con cui scrivono e danno in pasto le vite di tre ragazzi incensurati all’opinione pubblica, descrivendoli come dei criminali. Siamo vicini ai compagni agli arresti domiciliari e alle loro famiglie e restiamo in attesa che gli avvocati abbiano tra le mani la documentazione che dimostri di cosa sono accusati e quali siano le presunte prove a loro carico.
Fabio, Rino e Vincenzo liberi subito
Si parte e si torna tutti insieme
Collettivo Ex-caserma Liberata

Comunicato Zero

Per chi lotta per le istanze sociali, per gli antifascisti, per chi subisce abusi dalle divise, per chi viene incriminato per i suoi stili di vita, le marange non bastano.
Negli ultimi mesi all’interno dell’Ex-Caserma Liberata si è sviluppato un percorso di riflessione con una serie di iniziative di approfondimento sulla repressione di stato. Oggi la repressione colpisce non solo i militanti, ma anche le classi marginalizzate, che vengono perseguite per i loro stili di vita, e tutti coloro che manifestano il proprio
dissenso nelle strade e lottano nei propri territori. Durante questo percorso abbiamo collaborato attivamente con Osservatorio sulla Repressione, un’associazione che svolge un ruolo centrale nella denuncia degli abusi di potere e nella tutela di chi subisce la repressione dello Stato.

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Una nuova stagione di lotte si è aperta a sud e con essa sono giunti numerosi atti repressivi, alcuni dei quali ci hanno visti coinvolti in prima persona. Da qui la comprensione di quanto oggi più che mai sia necessario affrontare il problema della repressione, per aiutare tutti i compagni e le compagne che rimangono impigliati nei suoi ingranaggi, attraverso un supporto legale e una cassa di resistenza. Vogliamo che nei nostri sud ci sia una rete di resistenza attiva alle problematiche repressive, sia sul piano informativo che su quello economico. Per questo abbiamo deciso di creare una Cassa di Resistenza per supportare tutti coloro che si trovano nei tribunali e nelle carceri, ma non sono preparati a sostenerne le conseguenze.
Questo vuole essere solo il primo passo di un percorso che parte dalla città di Bari, ma aspira a allargarsi per poter definirsi ed agire a livello regionale. Nei prossimi mesi avvieremo un ciclo di iniziative per presentare il progetto “Cassa di Resistenza Pugliese” e un Censimento delle denunce e dei processi in atto, per disegnarne la mappa a livello regionale, in collaborazione con l’Osservatorio sulla repressione.