Attivisti a processo per il progetto Fuksas – Caserma Rossani

Da più di un mese sono iniziati i lavori di riqualificazione di parte dell’area dell’Ex Caserma Rossani e su più lati dell’area campeggiano i manifesti con le date dei lavori, i responsabili delle aziende coinvolte ed i progettisti tra cui spicca il nome dello studio Fuksas.

Se tutto procede tra un anno, al posto delle lastre di cemento ci sarà un parco urbano senza barriere e sarà in corso un processo per interruzione di pubblico servizio e resistenza al pubblico ufficiale contro 3 ragazzi che parteciparono, insieme al collettivo di Ex-Caserma Liberata, all’occupazione della sala consiliare del comune di Bari il 10 giugno del 2014. In quella data l’ex sindaco Michele Emiliano aveva convocato la conferenza stampa in occasione della siglatura di un contratto fra l’architetto Massimiliano Fuksas e il Comune di Bari, che prevedeva la costruzione di un Auditorium–performance Center da 1000 posti, un grande posteggio interrato ed attività commerciali nell’area dell’Ex Caserma Rossani [1 ].

[Premessa]
È fin dal 1991, quando fu incendiato il Teatro Petruzzelli, che a Bari si tentano speculazioni edilizie e progetti di privatizzazione dell’area della Ex Caserma Rossani, puntualmente respinti da comitati di quartiere ed associazioni, ed infine dalla pressione politica esercitata dal Collettivo dell’Ex-Caserma Liberata e dai sostenitori dell’occupazione, o meglio della “liberazione” dell’ex-caserma. Questa vicenda ha generato negli anni un importante dibattito, ben riassunto dal libro di Nicola Signorile Diario Rossani [2], che affrontava non solo le vicende sull’area ma più in generale le politiche a tutela del territorio e dello spazio pubblico dalle mire di privati ed imprese.

A seguito dello sgombero dell’esperienza abitativa e sociale dell’occupazione di Villa Roth, il 1° Febbraio 2014, viene occupata una zona dell’Ex Caserma Rossani ed il dibattito sui destini dell’intera area diviene un elemento molto significativo per l’esperienza, tanto da concretizzarsi in un laboratorio di progettazione partecipata dal basso. Durante quell’esperienza di dibattito e confronto [3] si viene a conoscenza della volontà del sindaco Michele Emiliano di portare avanti l’ennesima speculazione edilizia in città firmando un contratto con l’architetto Fuksas per la costruzione di un Auditorium–performance Center e di tutte le opere connesse.

Continue reading

Contro violenza e soprusi: rompere il silenzio per spezzare l’isolamento carcerario

Carlo Saturno era detenuto nel carcere di Bari quando a seguito dell’ennesimo pestaggio subito, fu rinchiuso in una cella di contenimento; da quella cella Carlo uscirà in fin di vita e con un cappio intorno al collo, incontrando la morte il 7 aprile del 2011 nel Policlinico di Bari [1]. Carlo avrebbe dovuto testimoniare in un processo riguardo le violenze e le torture subite da lui e da altri carcerati tra il 2003 e il 2004 nel Carcere minorile di Lecce. Il procedimento contro 9 guardie carcerarie accusate di lesioni e abuso su minore si è avviato nel 2007 e per la sua volontà di testimoniare Carlo ha subìto un inferno fatto di vessazioni, minacce, isolamento, a prescindere dalle carceri nelle quali veniva trasferito, da Novara a Taranto, fino a Bari, dove troverà la morte [2].

Carlo Saturno

Carlo muore

Il processo contro gli abusi nel carcere di Lecce si concluderà con un nulla di fatto nel 2012, mentre sempre nello stesso anno, in un processo stralcio, un ispettore di polizia penitenziaria è condannato a un anno di reclusione (pena prescritta) per violenze commesse ai danni del personale operante all’interno della struttura carceraria [3].

Il processo per fare luce sulle cause della morte di Carlo non ha mai visto l’inizio, nessuna imputazione, nessun colpevole, nessuna responsabilità [4]. La storia di Carlo è solo una delle centinaia e centinaia di storie di violenza, abbandono, mancanza di cure e morte tra le mura carcerarie del nostro paese.

Continue reading