“Che bella la libertà”, voci dall’inferno del CPR Bari – Palese

il presidio di questo pomeriggio sotto le mura del CPR di Bari Palese è confermato e le motivazioni, di per se evidenti ai nostri occhi, le riportiamo attraverso le parole di un compagno.

Questa mattina sono stato svegliato dalla telefonata di un compagno che chiedeva se il presidio di questo pomeriggio fosse confermato; gli rispondo affermativamente e provo a riprendere sonno nonostante la luce e i rumori della strada. Passato circa un quarto d’ora ricevo un’altra telefonata [che mi sveglia definitivamente e mi porta verso la caffettiera] di un compagno che mi chiede del presidio e alla mi risposta dice:
– “ma se Divine è stato liberato perché il presidio è confermato?”


– nah! [rimango basito] perché il CPR è ancora li, perché ci sono tanti reclusi che sono privati della libertà perché non hanno un documento, perché tanti vivono ancora rinchiusi in un inferno fatto di mura, sottrazione e procedura amministrative inesplicabili.

– perché Divine è uscito dal CPR di Bari – Palese, riacquistando la libertà, non per benevolenza di un giudice passato per caso, ma perché Divine ha compagni (perché chi lotta non è mai solo) che lo hanno sempre sostenuto e due avvocatesse davvero furenti e determinate, che lo hanno difeso dal tentativo del Ministro degli Interni Matteo Salvini di deportarlo dal nostro paese, ad ogni costo, in quanto oppositore politico; Mentre Divine ha avuto gente dalla sua parte, tutti gli altri reclusi non hanno nessuno … ti racconto questa storia che ho vissuto ieri.
erano circa le 15:30, ero insieme ad altri compagni e compagne ad attendere la liberazione di Divine. Il sole era potente su di noi, la Digos puntava i suoi occhi ancora su di noi (cosa che avrebbe fatto tutto il giorno sino a che i compagni non hanno preso il treno per tornare a Bologna) e dalla macchina si alzava il volume, per ascoltare insieme le canzoni ribelli degli Youngang. La porta blindata del CPR si apre ancora e i nostri occhi si girano all’unisono ancora una volta; non è ancora Divine ma un uomo con canottiera e pantaloncini, due bustoni tra le mani e passo incerto. Il CPR di Bari – Palese è nel niente, circondato da basi militari e il comando della guardia di finanza; una solo strada per entrare ed uscire da quel mondo di sofferenza, per riconquistare la città. Prende la strada per uscire, quindi si ferma, si gira, e si avvicina a noi.

– Ragazzi, quale direzione devo prendere per arrivare in città?
quindi ancor prima di ascoltare la risposta si ferma, mi guarda negli occhi – butta a terra le buste, rivolge a noi il sguardo e alzando le braccia dice: “che bella la libertà”.

Segue un secondo di pura catarsi emotiva e quindi stringendoci le mani a vicenda iniziamo a parlare con lui. Ci chiede una sigaretta, si siede e ci dice: “ragazzi voi non sapete che inferno è quel posto, il posto più brutto del mondo; è la seconda volta che mi rinchiudono; stavo a Milano dove vivevo da 12 anni, poi quest’anno sono rimasto senza documenti e mentre lavoravo mi hanno fermato e mi hanno portato qui per 4 mesi; quindi mi hanno fermato a Bari e sono stato rinchiuso altri 3 mesi. Il mangiare uno schifo, mettono la droga dentro per tenerci a dormire, i bagni non esistono, sono solo delle pozze con la puzza di piscio sempre, il sole. Un inferno ragazzi, mentre qui è bello, pieno di fiori.“
– Chi state aspettando un ragazzo bianco o un ragazzo nero?
– un ragazzo nero rispondiamo noi.
– “Esce fra 10 minuti, era dietro di me a fare le carte”. Mentre ci parla, sorride, si guarda sempre intorno e alza gli occhi al cielo.

La chiacchiera continua per 5 minuti, infine ci salutiamo

– in bocca al lupo dice un compagno
– crepi il lupo risponde l’uomo
– non si dice crepi ma – evviva il lupo –
– i piemontesi mi hanno insegnato che si dice – crepi il lupo –
– i piemontesi non capiscono un cazzo rispondo io, il lupo ti salva – quando si dice in bocca al lupo si risponde “evviva il lupo” perché il lupo i cuccioli che ha in bocca, li salva.
– è vero i piemontesi non capiscono un cazzo risponde lui

Ci abbracciamo ancora una volta e mentre noi attendiamo l’uscita di Divine lui si dirige verso la strada che lo porterà in città.

Capisci perché oggi dobbiamo essere di fronte a quelle mura. Divine è libero ma gli altri no, sono ancora reclusi e vanno liberati. I CPR sono luoghi di costrizione, torture ed abbandono. Hai letto quello che è successo al CPR di Torino nei giorni scorsi. No. Meh! vai a leggere cosa è successo; ci vediamo difronte al CPR.

Chiudo la telefonata e mi vado a bere il caffè che oramai si è raffreddato come il mio umore.

Divine in seguito ha confermato quanto detto dall’uomo e quanto riportato da compagni ed attivisti, aggiungendo che:
– Il CPR è diviso in 3 bracci; i reclusi non possono comunicare con i reclusi degli altri bracci in nessun caso.
– C’è un forte sovraffollamento dovuto alla chiusura sostanziale di uno dei tre bracci a causa di una rivolta nell’aprile scorso. I segni sono evidenti, le mura bruciate e intere aree inutilizzabili. Molti la notte dormono all’aperto per il caldo e per il numero eccessivo di reclusi nei dormitori. “Quando arrivi ti danno una specie di cuscino e un lenzuolo fatto di un materiale sconosciuto.”
– L’acqua per bere e per l’igiene non è sempre disponibile; I bagni non esistono nel senso che non ci sono dei water ma solo delle pozze a terra e spesso si usa l’acqua per bere come scarico per i cessi: “la puzza di piscio è perenne ed insopportabile”
– Sul cibo quello che posso dire è che “dopo aver mangiato il cibo che veniva dato a colazione, pranzo e cena, io avevo un senso di sonnolenza e debolezza”.
– Non c’è nessuna forma di cura per i reclusi

I CPR sono luoghi disumani di ingiusta detenzione. Le leggi dello stato che rendono illegali gli esseri umani vanno disattese perché nessun essere umano è illegale. Denunciamo ancora una volta la brutale campagna dello stato italiano (magistratura e polizia) contro coloro che si oppongono alle politiche razziste promosse dal governo M5S-Lega contro tutte e tutti coloro che promuovono l’accoglienza e negano l’esistenza di confini e barriere per gli esseri umani.

Chi lotta non è mai solo.

Non Solo Marange – Collettivo di Mutuo Soccorso e Cassa di Resistenza

Resoconto sul presidio solidale anticarcerario del 25 agosto a Bari

Anche d’estate, soprattutto d’estate, non dimentichiamo chi è stato privato della libertà. I detenuti del carcere di Bari sono rinchiusi in un luogo di violenza, privazione, spersonalizzazione individuale ed affettiva.

Con queste parole al microfono si è aperto ieri il presidio sotto le mura del carcere di Bari in solidarietà a tutti i detenuti sia quelli “comuni” che a tutti i militanti/le rinchiusi nelle carceri. Un presidio partecipato, durato circa due ore mentre gli interventi contro le carceri, i cpr e tutti i luoghi di detenzione si alternavano alla musica popolare. Così come accaduto nei precedenti presidi la risposta dei reclusi non si è fatta attendere, facendosi “vedere” con accendini e bandiere improvvisate che facevano sventolare attraverso le sbarre. Sappiamo che i detenuti rischiano richiami e conseguenze per questi gesti, e vedere che presidio dopo presidio, la loro voglia di farsi vedere aumenta, ci rende consapevoli del valore che possa avere la semplice presenza e vicinanza umana, che attraverso il microfono e una cassa esprime la propria solidarietà. I “criminali” che “meritano” il carcere sono per la maggior parte appartenenti alle classi subalterne, i poveri e i reietti della società, i migrati e i tossicodipendenti che lo stato vuole far sparire dietro le mura carcerarie.

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Presidio solidale anticarcerario – 25 Agosto 2017 – Bari

Anche d’estate, soprattutto d’estate, non dimentichiamo chi è stato privato della libertà. I detenuti del carcere di Bari sono rinchiusi in un luogo di violenza, privazione, spersonalizzazione individuale ed affettiva. Il carcere ha ormai perso qualsiasi funzione riabilitativa e di reinserimento nella società. I rapporti sul carcere di Bari di Antigone e Yairaiha Onlus ci descrivono un luogo di detenzione fatiscente e vetusto, sovraffollato, senza luoghi di socialità adeguati, con spazi aperti molto limitati, dove la stragrande maggioranza dei detenuti è in attesa di giudizio.

Il carcere di Bari ha un affollamento del 120%, il 30% dei detenuti è tossicodipendente, il 15% dei detenuti è straniero. Nelle carceri italiane ufficialmente si muore per malattia o suicidio, ma la maggior parte di queste morti sono avvenute per cause non chiare dalla mancata assistenza sanitaria, ai casi di overdose, alle morti violente come quella di Carlo Saturno trovato “suicidato” in una cella di contenimento dopo un litigio con le guardie carcerarie nel Marzo del 2011.

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#SeMiCacciNonVale – Giovedì 13 Aprile, Presidio in solidarietà a tutti e tutte

#SeMiCacciNonVale

Campagna di solidarietà ai colpiti dalla repressione e contro la criminalizzazione delle lotte sociali a Bari

Giovedì 13 Aprile, dalle ore 17:30
Presidio in solidarietà a tutti e tutte coloro che sono colpiti dalla repressione e contro la criminalizzazione delle lotte sociali