Presidio sotto le mura del carcere di Bari in solidarietà a Donato e Stefano. Contro galere e sfruttamento – Liber* Tutt* 

Mercoledì 1° Febbraio, dalle ore 19:00
Presidio sotto le mura del carcere di Bari in solidarietà a Donato e Stefano. Contro galere e sfruttamento – Liber* Tutt*

Circa tre settimane fa a 8 attivisti/e del collettivo PrendoCasa di Torino sono state inflitte misure cautelari, tra le quali la carcerazione per Donato e Stefano, ancora oggi reclusi nel carcere delle Vallette.
Misure cautelari imposte a seguito di denunce partite dopo la resistenza a uno sfratto. Un’azione di resistenza in solidarietà alla famiglia Said, colpita dall’infame articolo 610 (che prevede lo sfratto a sorpresa) e colpita sopratutto dalle mira del palazzinaro Giorgio Molino, proprietario di 2000 appartamenti a Torino, personaggio che lucra sui bisogni dei più ricattabili, dispensatore di 610, e più volte indagato per sfruttamento della prostituzione.

Nel giorno che 3 anni fà segnò l’occupazione di una parte dell’Ex-Caserma Rossani, gli attivisti e le attiviste del collettivo Ex-Caserma Liberata e di NONSOLO MARANGE, Collettivo di mutuo soccorso e cassa di resistenza, indicono un presidio sotto le mura del carcere di Bari per chiedere l’immediata liberazione di Donato e Stefano, rinchiusi nel carcere di Torino per aver difeso una famiglia dallo sfratto violento che i servi in divisa della questura di Torino hanno eseguito agli ordini del costruttore e speculatore Molino.
Contro galere e sfruttamento – Liber* Tutt*

DONATO E STEFANO LIBERI
#STOPSFRATTI #MOLINOUOMODIMERDA

Prendocasa Torino

NONSOLO MARANGE – Collettivo di mutuo soccorso e cassa di resistenza – Bari

Saluto al carcere la notte di capodanno a bari

nella notte di capodanno il saluto di compagne e compagni presso il carcere di Bari  per ribadire che nessuno è solo nelle galere come nei CIE.

 

Il 19 dicembre una nuova protesta ha visto protagonisti i migranti e le migranti del CARA di Bari i quali chiedevano a gran voce di modificare il nuovo meccanismo di distribuzione dei pasti. Tutto ciò è accaduto a pochi mesi dalla “lunga marcia” degli eritrei che a giugno manifestarono rivendicando il loro diritto a lasciare l’Italia e contestando il programma di relocation che li aveva costretti a Bari.
In questo clima di tensione che anche dopo la chiusura del CIE non si è placato, arrivano, come benzina sul fuoco, condanne pesanti nei confronti di 31 persone “colpevoli” di aver partecipato alla rivolta dinanzi al “Centro di (non) accoglienza” il primo agosto 2011. Il Tribunale di Bari ha condannato a pene comprese fra i 5 anni e 8 mesi di reclusione e i 3 anni e 10 mesi 31 immigrati, che con altre centinaia scesero in strada per manifestare la propria frustrazione e denunciare le condizioni inumane in cui si trovavano; fortunatamente la maggior parte dei condannati è irreperibile e ne siamo felici. Queste condanne comunque si aggiungono alle altre 14, comminate nel febbraio 2014, assieme alle deportazione nei paesi d’origine dei presunti ‘capi’ della rivolta. Non stupisce che la repressione colpisca chi alzi la testa, chi difende la propria dignità. Siamo consapevoli che per le leggi, e chi deve applicarle, non è importante che quelle centinaia di migranti vengano da paesi dilaniati da guerre di cui gli stati Nato, tra cui l’Italia, sono i veri responsabili; non importa che quei\quelle migranti rischino la vita durante una traversata per terra e mare pagata migliaia di dollari ad associazioni mafiose; non importa che quei\quelle migranti abbiano perso la propria famiglia, il proprio lavoro e si trovino in un paese che, negando il permesso di soggiorno o il diritto d’asilo , tiene migliaia di persone nell’impossibilità di cercare un impiego, di ricongiungersi ad amici o ai cari rimasti, di vivere liberamente insomma, gettandoli\e così in un’apatica ed estenuante inedia. Non stupisce neanche l’approccio tendenzioso e superficiale con il quale i giornali e i media hanno riportato la notizia, volto esclusivamente ad una mera cronaca dell’accaduto o a legittimare l’azione repressiva della magistratura dedita a placare ogni frizione sociale a colpi di anni di carcere. Non stupisce l’assoluta acriticità dei giornalisti nostrani, che non indagano sulle cause e sui presupposti che portano alla protesta, mai. La realtà è che l’accoglienza di stato è solo carcerazione, violenza, deportazione, negazione dell’identità. Chi giunge su queste coste senza le carte ritenute giuste si trova rinchiuso in una gabbia amministrativa fatta di burocrazia infinita e in una struttura “logistica” fatta di CIE, HOT SPOT, SPRAR, CARA, trattati alla stregua di merci. E questo sono, per chi tutto ciò lo gestisce. Il business per politici, mafiosi e fascisti è redditizio. Così come lo è per tutti gli altri operatori, che a vari livelli, permettono che la macchina dei lager per stranieri funzioni. Il tutto nel contesto di una strategia politica che punta a fare dello straniero il capro espiatorio per eccellenza, il nemico da combattere, la causa dei problemi, alimentando così la guerra tra poveri.
Noi sappiamo chi sono i\le colpevoli: sono le multinazionali e gli stati nazionali a loro asserviti, sono i\le banchieri\e e le loro istituzioni FMI e BCE, sono l’imperialismo di NATO, EU, Russia, Turchia ecc. che da un lato creano il problema, la guerra, utilizzando lo spauracchio del terrorismo o la lotta al dittatore autoctono di turno, e dall’altro si propone come soluzione allo stesso problema, invadendo manu militari per “esportare la democrazia”. Siamo convinti\e che la condizione dei\delle migranti è la medesima dei\delle disoccupati\e, dei\delle precari\e, di chi non ha una casa, di chi vede distrutto il proprio territorio dalle grandi opere; di tutti\e gli\le sfruttati\e senza distinzione di sesso, razza, religione, colore della pelle o nazionalità, perché la fonte è la stessa: il capitalismo fondato sul dominio.
Siamo complici con i\le migranti in lotta,

Siamo solidali con chi è stato\a colpito\a dalla repressione perché si è ribellato\a;

Siamo complici e solidali con chiunque lotti contro un sistema mondiale che vuole lo sfruttatore dominare gli sfruttati.
NO AL RAZZISMO! NO AI CIE\CARA!
NO AI CONFINI! SI ALLA LIBERTA’ DI MOVIMENTO!
SOLIDARIETA’CON I\LE MIGRANTI COLPITE DALLA REPRESSIONE!
COMPLICITA’CON I\LE MIGRANTI IN LOTTA!