Contro la repressione e la criminalizzazione delle lotte sociali a Bari

“..la informiamo che nei suoi confronti è in atto un procedimento amministrativo volto all’adozione del provvedimento di ingiunzione di non fare ritorno nel Comune di Bari..”.

Con queste parole, ovvero un provvedimento noto come Foglio di Via, la questura di Bari sta allontanando 4 persone dalla città di Bari per 3 anni e non sappiamo se ce ne saranno altri ancora. Ciò che viene imputato loro come prova della necessità di questo provvedimento è semplicemente ridicolo: il fatto che siano state denunciate per l’occupazione di Villa Roth, un’occupazione avvenuta ben sei anni fa e le cui indagini sono concluse da 3 anni. Reati per i quali gli imputati non sono stati ancora giudicati poiché il processo non è ancora iniziato.

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Villa Roth non si processa

Rilanciamo il comunicato delle compagne e dei compagni dell’esperienza abitativa di Villa Roth sotto processo

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Sono passati quasi tre anni dalla mattina in cui l’esperienza abitativa, sociale e politica di Villa Roth è stata interrotta bruscamente dal suo sequestro. La conseguenza di un’azione legale intrapresa dalla Provincia di Bari che, appena prima di essere inglobata nella Città metropolitana, ha lasciato come ultimo gesto amministrativo lo sgombero di un’esperienza che senza dubbio aveva contribuito a migliorare non solo la vita dei precari, dei migranti, degli studenti, dei senza fissa dimora che vivevano lì, ma di tutti coloro che avevano trovato in quei luogo uno spazio comune, uno spazio di condivisione reale, una nuova famiglia.

Oggi 16 persone si trovano ad essere processate per aver preso parte a quei percorsi. Non vogliamo entrare in questa sede nel merito delle indagini e di quanto poco credibile possa essere una lista di imputati fatta un po’ a caso e che coinvolge persone che tutt’ora sono senza fissa dimora e cercano sostegno nelle strutture comunali. Siamo sempre stati consapevoli che non sarebbero state certo la questura o il tribunale i luoghi in cui l’esperienza sociale e politica di Villa Roth sarebbe stata compresa. Al contrario siamo consapevoli che il nostro vero reato non è quello per cui 16 persone sono imputate, quanto quello di aver fatto di necessità abitative e desideri una questione politica, che ha portato a produrre migliaia di pagine di indagini e a un processo che valesse come esempio puntivo per chi osasse ancora fare della propria povertà una questione politica.

Tuttavia in questa storia non manca anche dell’assurdo: cerchiamo di ripercorrerne velocemente i passi.
La Provincia di Bari, dopo aver lasciato 20 anni Villa Roth in abbandono, si rende conto che non poteva più impegnarsi nell’ottima gestione dimostrata fino a quel punto, a causa degli “abusivi” che l’hanno ristrutturata, abitata e aperta alla città: quindi li denunciano e aspettano che la giustizia faccia il suo corso.
La Provincia infatti con grande spirito di iniziativa si era decisa nel 2001 a farla diventare “Museo della Moda e del Tessuto Antico”, un progetto architettonico in grande stile che prevedeva un enorme piramide di vetro e acciaio applicata sul terrazzo, diciamo una specie di Louvre di San Pasquale. Il progetto, inspiegabilmente, è rimasto sulla carta e Villa Roth fra i rifiuti per ancora molti anni.

Il 15 Gennaio 2014, guardacaso il giorno dopo lo sgombero, la Provincia tira fuori dal cilindro un bando che “affidi l’immobile a chiunque, per fini di interesse sociale, possa essere nelle condizioni di renderlo agibile e utilizzarlo”. Come se questo non fosse già stato fatto dagli occupanti che l’avevano restituita alla città. Del resto, in due anni di attività sociali e culturali aperte e riconosciute dalla città nessuna amministrazione, provinciale o comunale che fosse, aveva mostrato alcun interesse né per la villa in sé né per l’esperienza che all’interno di quella struttura si stava producendo. Fiumi di parole e d’inchiostro si sono versati all’indomani di uno sgombero che preludeva una campagna elettorale da cui ci siamo tenuti felicemente alla larga. Il bando era ovviamente finto, con buona pace di chi pensava di ricavarci qualcosa, e si è sciolto insieme alla Provincia di Bari, trasformatasi in Città Metropolitana. Il suo ultimo gesto amministrativo è stato quello di murare col cemento porte e finestre della Villa. Nessuno ne sentirà la mancanza.

La storia continua. La Villa sarebbe rimasta vuota ancora a lungo, se nel frattempo il Comune di Bari non si fosse trovato con un’altra gatta da pelare. A causa della denuncia di Cecilia Strada, in Corso Vittorio Emanuele non si riesce più a continuare a ignorare le condizioni disumane in cui vivevano da oltre un anno i migranti accampati nella tendopoli dell’Ex Set. Quindi si decide di buttare giù i muri eretti dalla Provincia per ospitare nelle stanze della Villa almeno le famiglie con bambini e le persone con problemi di salute che si trovavano nell’Ex Set. E invece, sorpresa! La Villa non è vuota: dentro ci vivono dei senza fissa dimora privi di migliori alternative. Il Comune non affronta la faccenda e dentro la Villa viene costruito un muro che separi la zona dei “bianchi” da quella dei “neri”. Inutile dire quanto sia triste questa storia. Quanto sia ridicolo il fatto che il Comune di Bari abbia destinato la Villa per lo stesso scopo abitativo per cui oggi 16 persone vengono processate. Quanto sia vergognoso che nelle mani del “pubblico” la Villa sia destinata agli stessi scopi, ma totalmente priva di una gestione che si occupi dell’integrazione di queste persone e del miglioramento sociale e politico delle loro vite.

11 ottobre 2016. Affronteremo questo processo a testa alta, forti di un’esperienza che per due anni non solo si è preso cura di uno spazio, ma l’ha aperto alla città rendendolo un centro culturale e sociale riconosciuto, amato, attraversato. Un progetto culturale che ha ricevuto il sostegno di firme importanti che andavano dall’ex rettore Petrocelli a personaggi della cultura e dello spettacolo di fama nazionale, come Elio Germano e Franco “Bifo” Berardi, ma anche di migliaia di cittadine e cittadini comuni.
Quello che vi chiediamo è di essere con noi il pomeriggio di sabato 1° ottobre, come gesto complice e solidale, per condividere i nostri pensieri e percorsi futuri. Perché si parte e si torna insieme.

Nessuno rimarrà isolato – Mobilitazione contro la repressione in terra di Bari

Bari non è una città dove accadono molte cose, le proposte culturali e le occasioni sociali sono scarse; I giovani vanno via, non c’è lavoro e non ci sono prospettive. In questo vuoto pneumatico, a partire dal 2009, nella città di Bari è cominciato un nuovo ciclo: gruppi informali, collettivi, giovani e meno giovani hanno cominciato a riappropriarsi della pratica dell’autogestione e a fare esperienza di occupazioni. Occupazioni di spazi pubblici abbandonati a degrado e speculazioni, portati a nuova vita senza chiedere il permesso a nessuno, semplicemente perché era legittimo farlo. Dal 2009 possiamo contare ad oggi 7 occupazioni, ognuna di esse aveva uno scopo: diventare un abitativo per chi non poteva permettersi una casa, accogliere migranti, realizzare uno spazio sociale e collettivo, ognuna di loro sollevava una questione politica che altrimenti sarebbe rimasta sotto il tappeto.

Innegabile il contributo dato da questo tipo di esperienze, il cui valore culturale e politico è stato anche riconosciuto pubblicamente, molti baresi li hanno attraversati, elogiati, discussi partecipando alle centinaia di iniziative politiche, sociali e culturali promosse in questi anni. Tantissimi artisti baresi hanno cominciato a esibirsi in questi spazi, qualcuno di loro è diventato anche piuttosto famoso. Meno famosi sono coloro che questi spazi gli hanno fatti vivere con il loro impegno, coloro che vi hanno trovato accoglienza e solidarietà, nuovi legami, le loro storie non sono meno importanti.

difendersi

Oggi vi raccontiamo questo perché è dopo, quando nessuno ci pensa più, che rimangono i problemi da affrontare. Nell’ultimo anno sono stati denunciate oltre 50 persone per reati connessi a questo tipo di esperienze. 52 denunciate per il Mercato occupato, 19 per l’occupazione di Villa Roth. 7 persone per le manifestazioni contro la detenzione amministrativa nei CIE, tre persone per le manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese ed infine due persone sottoposte ad Avviso Orale.

Inoltre sono state denunciate 3 persone per un’azione politica collettiva riguardante la vicenda Rossani. A pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, precisamente Il 5 giugno del 2014, Michele Emiliano incontra l’archistar Fuksas, per la firma dell’incarico di affidamento da parte del Comune del progetto di riqualificazione della Ex Caserma Rossani. Una mera speculazione edilizia che prevedeva tra l’altro la costruzione di auditorium/performance center con una capacità di circa 1000 posti.

Quel giorno decine di attivisti e occupanti dell’Ex-Caserma Liberata si presentarono al comune di Bari per chiedere conto al sindaco Emiliano delle sue scelte e per sottolineare che la volontà popolare, era quella di vedere un giorno su quell’area sorgere un parco pubblico. Sicuramente è anche grazie sa quella giornata se il progetto originale di Fuksas è stato cancellato e forse, un giorno sull’area Nord dell’Ex-Caserma Rossani sorgerà un parco pubblico. Per quell’azione, oggi lo stato chiede il conto a 3 militanti che parteciparono a quella iniziativa, pesantemente denunciati dalle autorità di polizia per diversi reati tra i quali, interruzione di pubblico servizio.

Nonsolo Marange terrà alta l’attenzione su tutte queste vicende affinchè nessuno rimanga isolato nell’affrontare la repressione, attraverso l’attivazione di un percorso comune di supporto legale sostenuto da una campagna di iniziative politiche e benefit da attuarsi nei prossimi mesi.

La Solidarietà è un’arma, la Solidarietà è una prassi.
Lunedi 23 maggio, ore 19:00 – presso il circolo ArciGramigna

Assemblea cittadina sulla repressione

Sabato 28 maggio, dalle ore 17:00 – presso l’Ex-Caserma Liberata

Incontro regionale sulla Repressione

dalle ore 22:00
STILL FIGHTING FOR FREEDOM
Reggay, rocksteady e ska contro la repressione

MAD MONKEY SELECTA meets CLEOPATRA SOUND SYSTEM

 

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80 voglia di okkupare!!

Rilanciamo il comunicato delle compagne e dei compagni dell’esperienza abitativa Villa Roth

“E’ una vergogna che la provincia tolga spazi ai giovani” Michele Emiliano, Sindaco di puglia.

Quasi 80 denunce per l’occupazione del mercato coperto di poggiofranco e Villa Roth, arrivate a pochi giorni dal termine di queste elezioni regionali. Il re è nudo ma tutti si guardano le scarpe: il legame fra l’arrivo o meno degli atti giudiziari e i cambi di giunte comunali e regionali è evidente. Ora che le elezioni si sono concluse, Emiliano può dimenticarsi delle dichiarazioni fatte contro lo sgombero della Villa, dichiarazioni che servivano solo a mettere in difficoltà quello che sarebbe stato (lo sceriffo di Puglia lo sapevà già) il suo sfidante alle elezioni regionali, Schittulli.

“Bisogna aiutare chi è in stato di necessità, non chi è in stato di poesia” Dr. Schittulli, Oncologo carismatico.

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Il teatrino permanente della politica istituzionale ogni tanto deve togliersi la maschera. Le fotografie mentre si puliscono i rifiuti e si istallano telecamere servono a questo: a simulare un impegno di facciata contro il malessere di questa città, che è tutt’altro che nelle scritte sui muri e nelle cacche a madonnella, ma è nella povertà diffusa, nella mancanza di lavoro e casa.
Bari è la città dove chi è povero è condannato a rimanerlo,è condannato a vivere nei quartieri “programmati per i reati”.
Bari è la città in cui lo spazio pubblico viene sventrato e spartito fra le solite famiglie di imprenditori, in cui le elezioni si giocano sui favori edilizi, in cui gli appalti pubblici sul welfare sono pozzi senza fondo per i profitti di pochi, speculando sui più poveri e sui migranti (sapete che Mafia Capitale coinvolge anche il CARA di Bari vero?).
Bari è la città in cui se occupi uno spazio abbandonato da vent’anni (che la provincia dichiarava non essere suo perchè non voleva pagare l’IMU) vieni denunciato per invasione e furto.Non importa se lo fai perchè vorresti una casa e una vita dignitosa, perchè vorresti spazi di socialità e comunità che non siano a pagamento. Vieni equiparato a un malavitoso, anche se sono nove mesi che non ti arriva lo stipendio dalla cooperativa pubblica dove lavori, anche se sei tutt’ora un senza fissa dimora, anche se sei solo uno studente senza alcuna prospettiva per il futuro.

“Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una ‘regola d’oro’ del comportamento sociale, e il ‘primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale” Papa Francesco, l’uomo più a sinistra nel panorama internazionale.”

Per quanto ci riguarda il messaggio è chiaro: chi si oppone viene colpito, il reato penale è solo lo strumento per scoraggiare le iniziative politiche più radicali. Ci appare chiaro come questi atti giudiziari siano quasi spari sulla folla, che colpiscono alcune persone per parlare a tutti. Non solo a chi ha partecipato nel rendere quel posto un bene per la collettività, ma anche a tutti coloro che si sono schierati dalla parte degli occupanti dopo lo sgombero.

“Colpirne uno per educarne cento..” Mao Zedong

“Ma colpirne 76 funziona meglio.” Digos Bari

Non siamo vittimisti. Sappiamo perfettamente che ci sono modi per fare politica senza essere perseguiti dalla legge: iscriversi ai partiti e candidarsi alle elezioni. Lo sappiamo ma non ci interessa, e sopratutto non cambierebbe lo stato delle cose. Per tutti coloro che invece si trovano nei guai per essersi organizzati, per aver costruito comunità o almeno averci provato, per aver protestato e manifestato, c’è un progetto di supporto legale e Cassa di Resistenza barese chiamato “Non solo Marange”. Perchè nelle occupazioni non si “trae profitto dallo spazio” ma si costruisce solidarietà, la si spende e la si reinveste all’infinito.

“Boh, io quando sono in mezzo ai disastri son contento comunque. Cioè. E’ una protesta e ci sta” Tia Sangermano.