Bari: Non spegni il sole se gli spari addosso

Siamo gli studenti e le studentesse del Liceo Artistico De Nittis, che due notti fa hanno tentato di occupare la propria scuola per protestare contro le disastrose condizioni in cui versa l’istituto da anni.


Dopo essere entrati (senza procurare alcun tipo di danno) a volto scoperto e dopo aver controllato la zona posteriore della scuola, ci siamo diretti verso l’entrata principale con l’intento di accedere alla struttura in totale sicurezza; intorno alle 2:30 del mattino è accaduto l’imprevedibile e l’impensabile: dopo aver suonato il clacson un paio di volte, abbiamo visto uscire un uomo da una macchina privata che si dirigeva verso di noi con una pistola alla mano.
Siamo rimasti impietriti e quello che ci è stato gridato è:

«Fermi tutti, vi sparo! Vi sparo, ho una pistola!».

«Fermo, siamo studenti»

è stata la risposta mentre tutti ci giravamo per scappare verso l’uscita, presi dal panico.
Ci rincorreva e continuava a gridare «Muovetevi e ringraziate che non vi sto facendo nulla», abbiamo scavalcato un muro, mentre insisteva nell’inveirci contro. L’uomo stesso ha affermato di essere stato incaricato dalla preside, nei giorni precedenti all’avvenimento, di impedire agli studenti di occupare l’istituto
Ormai fuori da scuola ci guardavamo l’un l’altra: tre ragazze si sono ferite nella corsa, due alle mani e una alla gamba quindi ci affacciamo dentro e vediamo che l’uomo aveva i distintivi di riconoscimento dell’ IVRI , un’agenzia di sicurezza privata ed è lui stesso incredibilmente a dircelo: «Sono stato incaricato dalla vostra Dirigente Scolastica ieri stesso per impedire eventuali occupazioni».

   

Il giorno successivo ci siamo riuniti in un’assemblea pubblica di fronte i cancelli della scuola, per denunciare le scelte di Irma d’Ambrosio, la dirigente scolastica della nostra scuola, le cui misure repressive avevano l’unico scopo di scongiurare mobilitazioni da parte degli studenti e delle studentesse.

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Istituto De Nittis a Bari: la repressione sugli studenti si fa armi alla mano

La notte fra domenica e lunedì 18 dicembre la vigilanza privata dell’istituto De Nittis ha minacciato di morte e puntato la pistola in faccia ad attivisti ed attiviste dei collettivi studenteschi durante un tentativo di occupazione. Non si tratta di un incidente, ma dell’intenzione premeditata della preside Irma D’Ambrosio di assoldare una guardia giurata armata a difesa della struttura scolastico proprio con il fine di scongiurare le mobilitazioni studentesche. Dopo la mezzanotte un gruppo di studenti si dirigeva verso l’entrata dell’istituto con l’intenzione di occupare la scuola accedendo a volto scoperto verso l’entrata principale. Fuori, una guardia giurata, all’interno di una macchina privata, dopo aver suonato il clacson per intimorirli, è uscita furiosamente dall’auto munita di pistola e senza neanche essersi dichiarata come un addetto alla sicurezza ha puntato l’arma ad altezza volto, caricandola e minacciando di sparare, addirittura inseguendo i ragazzi scappati via in seguito alla minaccia. Nella corsa una ragazza si è ferita gravemente ed è stata successivamente portata al Pronto Soccorso.
Questa versione dei fatti trova concorde la totalità degli studenti e delle studentesse del De Nittis, mentre non coincide con la versione dei fatti della preside e dell’istituto di vigilanza che negano l’utilizzo della pistola.
Quella che segue è una delle molte testimonianze che sono state diffuse, da parte di una studentessa del Liceo Artistico De Nittis: «(la guardia) Dopo aver suonato il clacson per intimorirli, esce furiosamente dall’auto munito di pistola, senza neanche essersi dichiarato come un addetto alla sicurezza; punta l’arma ad altezza volto, caricandola e minacciando di sparare, così rincorre i ragazzi che giustamente di fronte al pericolo sono scappati. Nella corsa una ragazza è caduta tagliandosi gravemente la mano ed è stata successivamente portata al Pronto Soccorso; altri ragazzi si sono provocati danni lievi, suggerendo all’agente di riporre l’arma senza ottenere risultati.»

L’eco dei fatti incresciosi raccontati dai ragazzi del De Nittis ha raggiunto anche il plesso Pascali dell’istituto artistico, sul lungomare Vittorio Veneto dove studenti e corpo docente hanno avviato uno sciopero bianco per dimostrare solidarietà nei confronti dei ragazzi aggrediti nella notte. La preside D’Ambrosio ha negato anche l’adesione dei docenti allo sciopero. Durante la mattina studenti e studentesse si sono riuniti in assemblea autoconvocata all’esterno dell’Istituto.

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Racconti di repressione – La passeggiata del terrore, contributi dalla terra di Bari

Questo racconto ho voluto scriverlo per condividere con compagne e compagni la mia esperienza di lotta al financo del popolo NOTAP

Ringrazio innanzitutto per la solidarietà che ho ricevuto dai compagn* e dagli attivist* del movimento NOTAP. Ciò che ho subito insieme a tanti altri è stata un aggressione a cielo aperto. E tutto questo non deve rimanere in silenzio. Le forze dell’ordine si sono accanite su di noi sia verbalmente con ingiurie e offese sessiste che fisicamente con i manganelli alla mano. Ero per terra quando ho ricevuto la prima manganellata; colpita alle spalle, mi giravo e rivolgendo lo sguardo verso l’alto vedevo la sagoma di un poliziotto che mi sferrava un secondo colpo con il manganello. D’istinto ho alzato il braccio per proteggermi. La manganellata è arrivata e se non fosse stata per la solidarietà attiva di due compagne che si trovavano vicino a me, avrebbe continuato. Il tempo per realizzare ciò che stava accadendo veniva scandito dal dolore al braccio e al gomito, tanto da non riuscire più a muoverlo nel giro di pochi secondi. Sono seduta a terra e sento le voci dei miei compagni e le urla di un dirigente di PS che camminando avanti e indietro con il manganello nella mano, fomentava i suoi sottoposti con odio e rabbia contro persone oramai immobilizzate, costrette a stare in ginocchio e con le manette ai polsi.

Intorno a noi un clima di feroce barbarie. Non ci si poteva muovere manco per prendere l’acqua dallo zaino che subito arrivava il celerino. Non è mancata la battuta squallida da parte di un agente verso una ragazza che era vicino a me: “Ti piacciono le manette eh?”. Bastardo. Dopo circa due ore siamo stati divisi in gruppi da 6/7 persone e condotti verso i blindati. All’interno del pulmino non ci si poteva avvicinare con lo sguardo al finestrino che immediatamente una guardia arrivava a chiudere la tendina per impedircelo. Durante il tragitto non mancavano le risatine tra le guardie di sottofondo. Una scena divertente eh?…

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