Solidarietà e Libertà – Exarchia è ovunque! – Presidio sotto le mura del consolato Greco della città di Brindisi

Solidarietà e Libertà – Exarchia è ovunque!
Presidio sotto le mura del consolato Greco della città di Brindisi
Venerdì 13 settembre ore 18:00
 
A margine del presidio sotto il comune di Bari per chiedere la cittadinanza per A. Ocalan, i\le solidali hanno deciso , dopo una breve assemblea, di dimostrare solidarietà internazionalista anche al popolo greco in lotta che, in questo momento, sta subendo attivamente l’operazione repressiva più dura dalla rivolta del 2008. Con lo stesso spirito quindi abbiamo deciso di convocare un presidio sotto il consolato onorario greco di Brindisi, il giorno prima della manifestazione nazionale contro la repressione che ci sarà ad Atene, per denunciare a gran voce le violenze, le deportazioni, le torture, gli arresti arbitrari, gli sgomberi e la militarizzazione di interi quartieri e supportare il movimento rivoluzionario greco.
Siete tutti e tutte invitati/e
Il 26 agosto ad Atene decine di mezzi e centinaia di uomini e donne della polizia agli ordini di Kyriakos Mitsotakis, leader di Nea Dimokratia, hanno militarizzato il quartiere di Exarchia per portare avanti il piano di repressione degli anarchici e dei movimenti di lotta iniziato lo scorso febbraio da Alexis Tsipras, leader di Syriza. Exarchia è un quartiere trasformato dalle lotte dove molti edifici abbandonati sono stati trasformati abitazioni, mense, ambulatori sanitari autogestiti, librerie e palestre e dove la solidarietà tra gli abietanti è molto forte.
 
Questa volta sono stati 4 gli spazi sgomberati, dove vivevano in autogestione centinaia di persone immigrate: Spirou Tripouki 15 e 17, Gare e Rosa de fok ovvero 143 persone immigrate, 57 uomini, 51 donne e 35 tra bambini/e e minorenni, provenienti da Iran, Irak, Afghanistan, Eritrea e Turchia, sono state costrette a salire sui bus della polizia e deportate in un centro di detenzione.
 
Con questa operazione repressiva, a lungo preparata e accompagnata da una generale restrizione delle libertà, il governo greco di Kyriakos Mitsotakis vuole attaccare le forme di autorganizzazione della società, il movimento delle occupazioni e il movimento anarchico ed avere quindi mano libera nell’attuazione di nuove politiche antipopolari. La massiccia presenza di forze dell’ordine nel quartiere e le frequenti aggressioni poliziesche non hanno intimidito la popolazione che giorno 31 agosto è scesa per le strade del quartiere per una imponente manifestazione di solidarietà in vista di quella promossa per il giorno 14 Settembre sempre ad Atene.
 
Invitiamo tutte e tutti ad esserci e a manifestare la propria solidarietà perché a Brindisi come ad Atene, la solidarietà è un’arma
——————-
 
COMUNICATO DELL’A.P.O. (Αναρχική Πολιτική Οργάνωση, Organizzazione Politica Anarchica)
 
CONTRO LA CAMPAGNA REPRESSIVA DELLO STATO
 
L’attacco di natura repressiva del 26 agosto, consistente nell’invasione da parte di un esercito di occupazione – composto dalle Unità Speciali Antiterrorismo e reparti di Polizia Antisommossa – e nello sgombero di 4 squat, l’arresto di 3 occupanti e la detenzione di 143 rifugiat* e immigrat*, che sono stati trasferiti dalle loro abitazioni, è stata la prima azione di un’operazione di guerra. Un’operazione già annunciata dai funzionari del governo, e che è stata preparata da parte dei piccoli “Goebbels” dei media, per mezzo di un’individuzione sistematica dei propri obiettivi tra i membri del movimento anarchico e tra coloro che lottano.
Quest’operazione è avvenuta proprio a seguito del voto sulle leggi contro i sindacati, l’abolizione del diritto d’asilo nelle Università, l’inasprimento del razzismo istituzionale contro immigrat* e rifugiat*, i piani repressivi nei confronti degli squat ad Atene e Giannina. Dopo le elezioni del 7 luglio, il nuovo governo, seguendo le orme dell’amministrazione precedente, ha presentato la propria agenda per i prossimi anni e indicato quelli che sono i suoi principali nemici, i nemici di ogni governo: anarchiche ed anarchici; chi è in lotta; migranti e rifugiati; le lavoratrici e i lavoratori. Questa campagna di guerra contro chiunque prosegua la lotta è parte degli sforzi capillari dello stato greco, che hanno lo scopo di assoggettare la resistenza sociale e di classe e di farli sottostare a questa condizione.
Uno sforzo che si è sempre scontrato con il muro delle mobilitazioni dinamiche e di massa, di rivolte e lotte.
Il fallimento dello stato e del sistema capitalista, la continua riproduzione e il suo decadimento sempre più profondo, portano all’accentuazione delle esclusioni e alle innumerevoli violenze contro i poveri, al saccheggio e alla distruzione irreparabile della natura, alla morte delle persone martoriate ai confini, a una sopravvivenza fatta di stenti nelle moderne galee del lavoro.
Sia a livello internazionale che locale, la paura dei gruppi dominanti per lo scontento e la rabbia per queste condizioni, conduce al miglioramento della loro fortificazione legale e repressiva, alla feroce guerra ideologica che arriva per giunta a disumanizzare i loro avversari e coloro che irritano il regime. Dalla Grecia alla Francia, i lacchè autoritari si riferiscono a coloro che vengono presi di mira in quanto “feccia” e “spazzatura”, come preludio all’esercizio della violenza omicida.
Stanno tentando di diffondere il terrore, in quanto si ritrovano contro di loro migliaia di oppositori. Le immagini di poliziotti armati e l’invasione degli squadroni di polizia in Exarcheia e negli squat hanno molti destinatari, tutte e tutti coloro che stanno soffocando sotto questo regime di sfruttamento e sottomissione. Sono questi i gruppi e i soggetti a cui il movimento anarchico si rivolge e da cui trae la sua forza. Ciò che risulta critico al giorno d’oggi è la presenza massiccia e combattiva per le strade, il contrattacco contro le guardie dei pretoriani, la risposta collettiva del popolo in lotta e di chi subisce la repressione. Il risultato della battaglia contro questa campagna repressiva a lungo termine determinerà negli anni a venire l’equilibrio di potere tra lo stato e i padroni da una parte e i plebei dall’altra.
Usando la solidarietà come nostra arma, occorre lanciare il segnale di un contrattacco alla brutalità statale e capitalista, rivitalizzare la resistenza sociale e di classe. Stiamo chiamando i compagni anarchici, le e gli occupanti, chiunque lotti in tutto il mondo per organizzare mobilitazioni e azioni in solidarietà con il movimento anarchico e gli squat in Grecia. La solidarietà internazionalista potrebbe sollevare un’altra barricata ai piani dello stato e del capitale, e rafforzare la resistenza del popolo alla lotta in ogni angolo del mondo.
In quanto A.P.O., partecipiamo, supportiamo e chiamiamo alle mobilitazioni organizzate dalle assemblee degli squat anarchici, squat abitativi per rifugiat* e migrant*, strutture di movimento e dei collettivi politici “¡NO PASARAN!” ad Atene e alle manifestazioni del 31 agosto e del 14 settembre. Sosteniamo il FestivalLibertario degli squat a Salonicco (dal 3 al 6 settembre) e facciamo appello anche alla manifestazione contro la Fiera Internazionale di Salonicco del 7 settembre e alla protesta che si terrà a Patra di sabato 31 agosto, ad Esperos.
 
CONTRO LA REPRESSIONE DELLO STATO – NESSUNA RESA – NESSUNA TREGUA
¡NO PASARAN!
CONTRO LA CAMPAGNA REPRESSIVA DELLO STATO, SOLIDARIETÀ AGLI SQUAT E ALLE STRUTTURE DIMOVIMENTO
A.P.O. (Αναρχική Πολιτική Οργάνωση, Organizzazione Politica Anarchica) – FEDERAZIONE DI COLLETTIVI
28 agosto 2019

 

31/08 Presidio sotto le mura del CPR di Bari Palese – Liber* Tutt*

A Bari c’è un lager situato a Bari Palese all’interno di un’area militare, realizzato alla fine degli anni 90 a seguito dell’approvazione della Legge 40 nel 1998. Questo lager oggi si chiama CPR ed è una struttura di detenzione amministrativa riservata esclusivamente ai cittadini stranieri che, pur non avendo commesso alcun reato, sono senza regolare permesso di soggiorno. Dai tempi della “roulottopoli per richiedenti asilo di Bari Palese” [1] [2], all’istituzione del lager in viale Gabriele d’Annunzio sono cambiati i nomi definiti dalle leggi (CRP, CIE, oggi CPR) ma non è cambiata la sostanza di un luogo di detenzione che negli anni è stato distrutto ripetutamente dalle innumerevoli sommosse portate avanti dai reclusi in nome della libertà.


Agli inizi del 2016 il CIE di Bari Palese viene chiuso a seguito di due rivolte che rendono inagibile l’intera struttura, che pochi mesi dopo sarà descritta, dal Tribunale di Bari: “luoghi rimasti saldamente legati in senso negativo alle strutture di costrizione e di sofferenza di esseri umani che vi erano collocati, come Auschwitz, Guantanamo e Alcatraz [3] [4].” Nonostante le ripetute rivolte e le sentenze di condanna, il CPR di Bari ha riaperto nel 2017 a seguito di una pesante ristrutturazione di tipo securitario, che aderisce perfettamente all’idea di “discarica umana” [5] per persone private dei diritti fondamentali in quanto considerate illegali.

A questa condizione si aggiungono le inumane e degradanti condizioni di detenzione confermate dalle testimonianze dirette [6] di chi ha denunciato la presenza di tranquillanti e psicofarmaci nel cibo di per sé scadente quando non avariato, l’inesistenza dei servizi igienici e la presenza dell’acqua corrente solo alcune ore al giorno, l’assenza di cure dovuta alla mancanza di un presidio medico. I CPR sono luoghi nei quali vige l’arbitrio più assoluto anche in considerazione del fatto che tali strutture non sono neanche soggette all’ordinamento penitenziario ed seguito di questo stato di cose anche quest’anno il CPR di Bari è stato oggetto di frequenti rivolte e tentativi di fuga, alcuni andati a buon fine, altri purtroppo no [7] [8].

Negli ultimi anni, con particolare riferimento al DL Minniti/Orlando approvato nel Aprile 2017 e al DL Salvini I, approvato nel Dicembre 2018, migliaia e migliaia di persone hanno perso, o stanno perdendo, il permesso di soggiorno, con il rischio di essere deportate all’interno di un CPR al fine di essere espulse.
Nessun essere umano può essere considerato illegale e per queste ragioni essere detenuto. La chiusura immediata di tutti i CPR e la liberazioni di tutte e tutti i detenuti è un atto imprescindibile per chi crede nella solidarietà e nella libertà.

Per la libertà di tutte e tutti i reclusi, per la chiusura di tutti i CPR
Sabato 31 Agosto, ore 17:00 – Presidio solidale sotto le mura del CPR di Bari – Palese
(Via Gabriele D’annunzio)
Ex-Caserma Liberata
Solidali di terra di Bari

Link Originale

“Che bella la libertà”, voci dall’inferno del CPR Bari – Palese

il presidio di questo pomeriggio sotto le mura del CPR di Bari Palese è confermato e le motivazioni, di per se evidenti ai nostri occhi, le riportiamo attraverso le parole di un compagno.

Questa mattina sono stato svegliato dalla telefonata di un compagno che chiedeva se il presidio di questo pomeriggio fosse confermato; gli rispondo affermativamente e provo a riprendere sonno nonostante la luce e i rumori della strada. Passato circa un quarto d’ora ricevo un’altra telefonata [che mi sveglia definitivamente e mi porta verso la caffettiera] di un compagno che mi chiede del presidio e alla mi risposta dice:
– “ma se Divine è stato liberato perché il presidio è confermato?”


– nah! [rimango basito] perché il CPR è ancora li, perché ci sono tanti reclusi che sono privati della libertà perché non hanno un documento, perché tanti vivono ancora rinchiusi in un inferno fatto di mura, sottrazione e procedura amministrative inesplicabili.

– perché Divine è uscito dal CPR di Bari – Palese, riacquistando la libertà, non per benevolenza di un giudice passato per caso, ma perché Divine ha compagni (perché chi lotta non è mai solo) che lo hanno sempre sostenuto e due avvocatesse davvero furenti e determinate, che lo hanno difeso dal tentativo del Ministro degli Interni Matteo Salvini di deportarlo dal nostro paese, ad ogni costo, in quanto oppositore politico; Mentre Divine ha avuto gente dalla sua parte, tutti gli altri reclusi non hanno nessuno … ti racconto questa storia che ho vissuto ieri.
erano circa le 15:30, ero insieme ad altri compagni e compagne ad attendere la liberazione di Divine. Il sole era potente su di noi, la Digos puntava i suoi occhi ancora su di noi (cosa che avrebbe fatto tutto il giorno sino a che i compagni non hanno preso il treno per tornare a Bologna) e dalla macchina si alzava il volume, per ascoltare insieme le canzoni ribelli degli Youngang. La porta blindata del CPR si apre ancora e i nostri occhi si girano all’unisono ancora una volta; non è ancora Divine ma un uomo con canottiera e pantaloncini, due bustoni tra le mani e passo incerto. Il CPR di Bari – Palese è nel niente, circondato da basi militari e il comando della guardia di finanza; una solo strada per entrare ed uscire da quel mondo di sofferenza, per riconquistare la città. Prende la strada per uscire, quindi si ferma, si gira, e si avvicina a noi.

– Ragazzi, quale direzione devo prendere per arrivare in città?
quindi ancor prima di ascoltare la risposta si ferma, mi guarda negli occhi – butta a terra le buste, rivolge a noi il sguardo e alzando le braccia dice: “che bella la libertà”.

Segue un secondo di pura catarsi emotiva e quindi stringendoci le mani a vicenda iniziamo a parlare con lui. Ci chiede una sigaretta, si siede e ci dice: “ragazzi voi non sapete che inferno è quel posto, il posto più brutto del mondo; è la seconda volta che mi rinchiudono; stavo a Milano dove vivevo da 12 anni, poi quest’anno sono rimasto senza documenti e mentre lavoravo mi hanno fermato e mi hanno portato qui per 4 mesi; quindi mi hanno fermato a Bari e sono stato rinchiuso altri 3 mesi. Il mangiare uno schifo, mettono la droga dentro per tenerci a dormire, i bagni non esistono, sono solo delle pozze con la puzza di piscio sempre, il sole. Un inferno ragazzi, mentre qui è bello, pieno di fiori.“
– Chi state aspettando un ragazzo bianco o un ragazzo nero?
– un ragazzo nero rispondiamo noi.
– “Esce fra 10 minuti, era dietro di me a fare le carte”. Mentre ci parla, sorride, si guarda sempre intorno e alza gli occhi al cielo.

La chiacchiera continua per 5 minuti, infine ci salutiamo

– in bocca al lupo dice un compagno
– crepi il lupo risponde l’uomo
– non si dice crepi ma – evviva il lupo –
– i piemontesi mi hanno insegnato che si dice – crepi il lupo –
– i piemontesi non capiscono un cazzo rispondo io, il lupo ti salva – quando si dice in bocca al lupo si risponde “evviva il lupo” perché il lupo i cuccioli che ha in bocca, li salva.
– è vero i piemontesi non capiscono un cazzo risponde lui

Ci abbracciamo ancora una volta e mentre noi attendiamo l’uscita di Divine lui si dirige verso la strada che lo porterà in città.

Capisci perché oggi dobbiamo essere di fronte a quelle mura. Divine è libero ma gli altri no, sono ancora reclusi e vanno liberati. I CPR sono luoghi di costrizione, torture ed abbandono. Hai letto quello che è successo al CPR di Torino nei giorni scorsi. No. Meh! vai a leggere cosa è successo; ci vediamo difronte al CPR.

Chiudo la telefonata e mi vado a bere il caffè che oramai si è raffreddato come il mio umore.

Divine in seguito ha confermato quanto detto dall’uomo e quanto riportato da compagni ed attivisti, aggiungendo che:
– Il CPR è diviso in 3 bracci; i reclusi non possono comunicare con i reclusi degli altri bracci in nessun caso.
– C’è un forte sovraffollamento dovuto alla chiusura sostanziale di uno dei tre bracci a causa di una rivolta nell’aprile scorso. I segni sono evidenti, le mura bruciate e intere aree inutilizzabili. Molti la notte dormono all’aperto per il caldo e per il numero eccessivo di reclusi nei dormitori. “Quando arrivi ti danno una specie di cuscino e un lenzuolo fatto di un materiale sconosciuto.”
– L’acqua per bere e per l’igiene non è sempre disponibile; I bagni non esistono nel senso che non ci sono dei water ma solo delle pozze a terra e spesso si usa l’acqua per bere come scarico per i cessi: “la puzza di piscio è perenne ed insopportabile”
– Sul cibo quello che posso dire è che “dopo aver mangiato il cibo che veniva dato a colazione, pranzo e cena, io avevo un senso di sonnolenza e debolezza”.
– Non c’è nessuna forma di cura per i reclusi

I CPR sono luoghi disumani di ingiusta detenzione. Le leggi dello stato che rendono illegali gli esseri umani vanno disattese perché nessun essere umano è illegale. Denunciamo ancora una volta la brutale campagna dello stato italiano (magistratura e polizia) contro coloro che si oppongono alle politiche razziste promosse dal governo M5S-Lega contro tutte e tutti coloro che promuovono l’accoglienza e negano l’esistenza di confini e barriere per gli esseri umani.

Chi lotta non è mai solo.

Non Solo Marange – Collettivo di Mutuo Soccorso e Cassa di Resistenza

Divine Libero, Liber* Tutt* – Presidio sotto le mura del CPR – Bari Palese

Contro luoghi di detenzione e frontiere,
per ottenere la liberazione di Divine
e la liberazione di tutte e tutti dai CPR

Sabato 20 Luglio ore 17:00

Presidio sotto le mura del CPR di Bari Palese

Lunedì 15 Luglio a Bologna un compagno residente in Italia da più di vent’anni, fornito di tutti i regolari permessi, è stato prelevato forzosamente dalla sua abitazione al fine di notificargli un decreto di espulsione. Decreto convalidato dal giudice, nonostante il ragazzo fosse stato assolto dal reato che avrebbe dovuto far scattare l’espulsione. [1, 2]Nessuna prova di reato necessaria, se non la volontà e la pressione politica del Viminale per deportare un ragazzo in un paese, la Nigeria, che ha visto solo da bambino. Ė bastata la firma del Ministro degli Interni Matteo Salvini in calce ad una richiesta ministeriale per convalidare l’espulsione. Dalla convalida del decreto, Divine ha avuto una sola ora di tempo per raccogliere poche cose e essere scortato all’aeroporto di Malpensa.

L’impegno dei suoi avvocati ha portato la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo a pronunciarsi per una sospensione immediata del decreto di espulsione mentre una mobilitazione immediata di solidali presso l’aeroporto di Malpensa ha nei fatti rallentato ed impedito la deportazione di Divine in Nigeria. In virtù del pronunciamento della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, la Prefettura di Milano avrebbe dovuto sospendere il decreto e liberare Divine invece è stato rinchiuso nel CPR di Bari-Palese. Le motivazioni di tanto accanimento stanno nell’impegno politico che Divine ha sempre portato avanti nella città nella quale ha vissuto per oltre 20 anni, Bologna, e nella determinata volontà del Ministro degli Interni Matteo Salvini di espellere dal paese un oppositore politico.

Conosciamo bene le condizioni di detenzione a cui sono sottoposti i prigionieri e le prigioniere nei CPR nonché la profonda illegittimità e crudeltà della detenzione amministrativa. Il CPR di Bari appena ristrutturato e definito da politici e forze di polizia un modello di sicurezza è stato già dato alle fiamme e in parte distrutto due mesi fa a seguito di una rivolta. Il CIE (ora CPR) di Bari è stato in passato già chiuso, prima da una condanna della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo[3] e quindi dalle rivolte che lo hanno reso del tutto inagibile, fine a cui è destinata anche la nuova struttura visto che le brutali condizioni di carcerazione ed abbandono dei reclusi non fanno che peggiorare e dove l’unica prospettiva è la deportazione nel paese dal quale si è scappati per fame, miseria e guerra. Un’altra riprova è lo sciopero della fame iniziato dai detenuti e dalle detenute del CPR di Torino dopo la morte di un recluso per mancanza di cure.

Ex-Caserma Liberata

Non Solo Marange – Collettivo di mutuo soccorso e cassa di resistenza

_______________________________________________________________
Riceviamo e diffondiamo:

Lunedì 15 luglio verso le ore 13 la polizia si è presentata presso l’abitazione di Divine per condurlo in questura, dove gli è stato notificato un inaspettato decreto di espulsione ad personam, firmato direttamente dal ministro Matteo Salvini.

Nonostante il compagno vivesse in Italia da una ventina d’anni e avesse tutte le carte in regola per la sua permanenza, attraverso un’udienza per direttissima il giudice ha convalidato la misura di espulsione, appellandosi a denunce varie, tra cui la finalità di terrorismo da cui Divine era stato assolto anni fa. Gli è stata quindi data, su richiesta dell’avvocato, un’ora di tempo per prendere dei vestiti e un telefono, che gli è stato sequestrato, ed è stato caricato su un’auto diretta all’aeroporto di Milano Malpensa, dove è stato tenuto in regime amministrativo presso gli uffici della Polizia di Frontiera in attesa dell’esecuzione dell’espulsione, esecutiva dalle 18.53 di lunedì (orario di termine dell’udienza) e da effettuare entro le 48 ore successive.

E’ subito girata la voce tra compagni e compagne, amici ed amiche, e una sessantina di persone si sono recate a Malpensa nel pomeriggio di martedì 16 luglio, dove alle 19.10 un aereo della Air Italy, diretto a Lagos (Nigeria), sarebbe dovuto partire con a bordo Divine. I solidali presenti si sono mossi in piccoli cortei all’interno dell’aeroporto con striscione e megafono, sempre ovviamente seguiti da un ingente concentramento di digos, finanza, polizia e carabinieri, informando tutti e tutte dello scempio che stava per avvenire e bloccando in alcune occasioni i gate d’imbarco. Nel frattempo gli avvocati hanno preparato una serie di ricorsi, tra i quali uno in particolare diretto alla Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), per sospendere l’ordinanza ministeriale, viziata da diverse irregolarità tra cui il fatto che Divine è stato assolto dai reati su cui è basato il provvedimento di espulsione. La Cedu ha infatti considerato la situazione di Divine urgente e ha accolto il ricorso sospendendone l’espulsione, ma è a questo punto che è entrato in scena il subdolo gioco del Ministero dell’Interno: nonostante Strasburgo avesse accettato il ricorso degli avvocati tramite una sentenza esecutiva di sospensione, le autorità presenti nell’aeroporto per un giorno intero si sono rifiutate di dare garanzie riguardo alla non deportazione di Divine e alla sua liberazione. Le procure di Bologna e Milano, la polizia di Malpensa e il Ministero dell’Interno si sono rifiutati di dire agli avvocati in che stato fosse il compagno e dove si trovasse. Solo in tarda serata è giunta la notizia che Divine non era stato rimpatriato, questa è stata l’unica notizia che ci è giunta.

Ma non finisce qui: la mattina del 17 luglio Divine riesce a trovare il modo di contattare dei compagni e delle compagne, raccontando di essere stato trasferito la sera precedente nel CPR di Bari, informato della sospensione della sua deportazione solo poco prima del trasferimento. Alcune ore dopo veniamo informati che Divine si trova in udienza con un avvocato d’ufficio – riguardante il mantenimento dello stato di detenzione nella gabbia barese – alla quale però il compagno rifiuta categoricamente di presenziare, richiedendo di essere difeso dai propri avvocati. Il giudice ha accolto il rinvio e l’udienza è stata quindi rinviata a venerdì 19 luglio alle ore 9, giorno in cui saranno presenti i suoi legali.

Conosciamo Divine, la sua forza, il suo coraggio, la sua determinazione e sappiamo che non si farà piegare da questo ennesimo sopruso, sappiamo che il suo morale è abbastanza alto. Non è un caso che sia stato mandato proprio presso il CPR di Bari, uno dei lager peggiori d’Italia se non il peggiore, conosciuto per la violazione dei diritti umani, la segregazione e le torture vessatorie che lo rendono agli occhi di tutti una struttura duramente punitiva in cui spesso vengono deportati migranti ribelli.
In questi giorni la solidarietà dei compagni di varie città è stata forte e tempestiva e ha reso chiaro a sbirri e magistrati che Divine non è solo e che le loro sporche manovre almeno in questo caso non passeranno sotto silenzio. Ora è importante che la nostra voce si alzi ancora di più contro le mura di quella fottuta gabbia, per Divine e per tutti coloro che ogni giorno, circondati dal silenzio e dall’indifferenza vigliacca della gente, vengono privati della libertà perché poveri, indesiderabili, colpevoli di aver varcato una linea immaginaria chiamata confine. Per tutto questo sabato pomeriggio saremo a Bari con un presidio davanti al CPR chiediamo a tutti, compagni amici e solidali di venire numerosi.
Sappia il signor ministro e la sua corte che dovunque lo trasferiranno per allontanarlo dalla solidarietà noi saremo lì, e saremo anche nelle nostre città, nelle strade o in qualsiasi luogo ci andrà a genio a reclamare la liberazione immediata del nostro compagno.

Anche quando potremo riabbracciarlo di nuovo non smetteremo di tornare sotto quelle mura, davanti a quelle sbarre identiche a quelle di altre infami gabbie sparse per la Fortezza Europa, per portare avanti con ogni mezzo possibile la lotta contro il sistema che le ha rese e le rende possibili ogni giorno.

A TESTA ALTA, SENZA PAURA DELLA REPRESSIONE, FINCHE’ DI GABBIE E CPR NON POSSANO CHE RIMANERE SOLO MACERIE.
DIVINE LIBERO, TUTTI LIBERI, TUTTE LIBERE!

Per aggiornamenti ricordiamo che venerdì mattina ci sarà l’udienza che deciderà in merito alla sua detenzione presso la struttura barese e anche se Divo verrà rilasciato il presidio davanti al CPR avrà luogo ugualmente.

Compagn* di Divine

Arresti e misure preventive per il G7 di Venaria: la rappresaglia repressiva colpisce tutta la penisola

Questa mattina su ordine della procura di Torino è scattata una vasta operazione di polizia tra Modena, Venezia, Torino, Firenze, Bari e la Val Susa con 18, tra compagne e compagni, colpiti da diverse misure cautelari (sette arresti domiciliari e dieci obblighi di firma) in relazioni alle manifestazioni di protesta contro il G7 del lavoro organizzato dall’allora ministro Poletti, nel settembre del 2017.

Queste misure arrivano a pochi giorni dell’inizio del Festival Alta Felicità in Valsusa, con il chiaro intento di depotenziare la macchina organizzativa di un festival in cui tutto il movimento No Tav ha promesso barricate contro la TAV e contro il dietrofront del M5S. Coincidenze? Noi non crediamo. Quando un mese fa è stato approvato il cosiddetto “decreto Sicurezza bis” a pochi mesi dall’approvazione del precedente pacchetto, era chiaro che si stava aprendo una nuova stagione di repressione e sgomberi. Questo Decreto Legge contiene una serie di misure pensate per combattere i peggiori nemici dell’attuale governo, ovvero chi attraverso l’attivismo e la militanza politica o la loro semplice esistenza rappresenta la negazione delle retoriche di odio e paura ripetute della destra sovranista. Nuove norme relative all’ordine pubblico e al controllo sociale che trasformano da violazione amministrativa a reato penale qualsiasi azione posta in essere che si opponga alle forze dell’ordine con qualsiasi tipo di resistenza, attiva o passiva. [1]

Continue reading

La violenza politica di stato per decreto

La sera del 10 maggio, mentre i mass media confermavano l’ennesima strage causata dalle politiche di chiusura delle frontiere: il naufragio di una imbarcazione al largo delle coste tunisine con almeno 70 persone decedute in mare, le agenzie di stampa battevano la notizia di un nuovo decreto sicurezza presentato dal Ministro degli Interni e vicepresidente del consiglio Matteo Salvini. Una prima bozza che evidenzia come più che di sicurezza, si tratti di rappresaglia. Il crescente nervosismo di un ministro che insegue i suoi oppositori: sulla terra ferma, ma anche per mare. Un attacco riservato a chi incarna nella vita e nella lotta l’opposizione alle politiche razziste promosse dal suo dicastero, alla negazione dei diritti fondamentali che si ripercuote sulle vite non solo di chi arriva alle nostre coste, ma anche di tutti i migranti e le migranti già residenti in Italia da tempo, destinati all’isolamento, allo sfruttamento e alla clandestinizzazione.


Dalle anticipazioni di stampa il decreto sembra essere un vero e proprio decreto “ad personam” contro coloro che il ministro considera i propri oppositori politici: da un lato le ONG e tutti coloro che operano e invocano l’accoglienza e dall’altro i movimenti sociali e territoriali, i movimenti per i diritto all’abitare e gli spazi sociali occupati.
Il decreto proposto è composto da 12 articoli e contiene:

Nuove norme contro le Organizzazioni Non Governative che prevedono per chi ponga in essere «azioni di soccorso di mezzi adibiti alla navigazione ed utilizzati per il trasporto irregolare di migranti, anche mediante il recupero delle persone» multe tra i 3500 e i 5500 euro per ogni migrante trasportato, inoltre sono previste anche la revoca o la sospensione da 1 a 12 mesi della licenza rilasciata dall’autorità amministrativa italiana.

Una pesante modifica al codice di navigazione che avoca al ministero degli Interni il potere di vietare o limitare il transito o la sosta di navi e imbarcazioni nelle acque territoriali per motivi di ordine pubblico, sottraendolo al ministero delle Infrastrutture

Il finanziamento con tre milioni di euro in tre anni per l’avvio di «operazioni sotto copertura a contrasto dell’immigrazione clandestina» attraverso l’impiego di agenti di polizia straniera.

Continue reading

Sette decreti penali di condanna per le mobilitazioni anti-carcerarie a Bari

Nei giorni scorsi sono stati notificati 7 decreti penali di condanna contro altrettanti compagni e compagne baresi che il 20 ottobre del 2016 parteciparono al primo presidio [1] organizzato da Non Solo Marange, sotto le mura del carcere di Bari, per ottenere verità e giustizia per morte di Carlo Saturno [2] e per riaffermare il dissenso contro il sistema carcerario italiano e contro i luoghi di detenzione amministrativa.

5 decreti penali da 1250 euro e 2 da 50 euro per non aver, secondo questura e tribunale civile di Bari, rispettato le prescrizioni del questore.

Il carcere è il luogo della disumanizzazione, della spersonalizzazione individuale e affettiva, della violenza e della privazione. Le carceri sono il buco nero della società italiana, dove vengono lasciati a marcire gli indesiderabili e le marginalità sociali, coloro che subiscono sulla propria pelle l’assenza di welfare e di servizi sociali, lo sfruttamento lavorativo e l’assenza di prospettive, in buona sostanza le vittime della guerra ai poveri. La popolazione presente nelle carceri italiane è sostanzialmente una popolazione di meridionali, di immigrati e di persone con problemi di dipendenza da sostanze e di salute mentale, una popolazione non di criminali, ma di criminalizzati, persone che a causa della loro classe, della loro condizione e della loro origine sono finite presto … nelle maglie della legge.

Continue reading

Attivisti a processo per il progetto Fuksas – Caserma Rossani

Da più di un mese sono iniziati i lavori di riqualificazione di parte dell’area dell’Ex Caserma Rossani e su più lati dell’area campeggiano i manifesti con le date dei lavori, i responsabili delle aziende coinvolte ed i progettisti tra cui spicca il nome dello studio Fuksas.

Se tutto procede tra un anno, al posto delle lastre di cemento ci sarà un parco urbano senza barriere e sarà in corso un processo per interruzione di pubblico servizio e resistenza al pubblico ufficiale contro 3 ragazzi che parteciparono, insieme al collettivo di Ex-Caserma Liberata, all’occupazione della sala consiliare del comune di Bari il 10 giugno del 2014. In quella data l’ex sindaco Michele Emiliano aveva convocato la conferenza stampa in occasione della siglatura di un contratto fra l’architetto Massimiliano Fuksas e il Comune di Bari, che prevedeva la costruzione di un Auditorium–performance Center da 1000 posti, un grande posteggio interrato ed attività commerciali nell’area dell’Ex Caserma Rossani [1 ].

[Premessa]
È fin dal 1991, quando fu incendiato il Teatro Petruzzelli, che a Bari si tentano speculazioni edilizie e progetti di privatizzazione dell’area della Ex Caserma Rossani, puntualmente respinti da comitati di quartiere ed associazioni, ed infine dalla pressione politica esercitata dal Collettivo dell’Ex-Caserma Liberata e dai sostenitori dell’occupazione, o meglio della “liberazione” dell’ex-caserma. Questa vicenda ha generato negli anni un importante dibattito, ben riassunto dal libro di Nicola Signorile Diario Rossani [2], che affrontava non solo le vicende sull’area ma più in generale le politiche a tutela del territorio e dello spazio pubblico dalle mire di privati ed imprese.

A seguito dello sgombero dell’esperienza abitativa e sociale dell’occupazione di Villa Roth, il 1° Febbraio 2014, viene occupata una zona dell’Ex Caserma Rossani ed il dibattito sui destini dell’intera area diviene un elemento molto significativo per l’esperienza, tanto da concretizzarsi in un laboratorio di progettazione partecipata dal basso. Durante quell’esperienza di dibattito e confronto [3] si viene a conoscenza della volontà del sindaco Michele Emiliano di portare avanti l’ennesima speculazione edilizia in città firmando un contratto con l’architetto Fuksas per la costruzione di un Auditorium–performance Center e di tutte le opere connesse.

Continue reading

Contro violenza e soprusi: rompere il silenzio per spezzare l’isolamento carcerario

Carlo Saturno era detenuto nel carcere di Bari quando a seguito dell’ennesimo pestaggio subito, fu rinchiuso in una cella di contenimento; da quella cella Carlo uscirà in fin di vita e con un cappio intorno al collo, incontrando la morte il 7 aprile del 2011 nel Policlinico di Bari [1]. Carlo avrebbe dovuto testimoniare in un processo riguardo le violenze e le torture subite da lui e da altri carcerati tra il 2003 e il 2004 nel Carcere minorile di Lecce. Il procedimento contro 9 guardie carcerarie accusate di lesioni e abuso su minore si è avviato nel 2007 e per la sua volontà di testimoniare Carlo ha subìto un inferno fatto di vessazioni, minacce, isolamento, a prescindere dalle carceri nelle quali veniva trasferito, da Novara a Taranto, fino a Bari, dove troverà la morte [2].

Carlo Saturno

Carlo muore

Il processo contro gli abusi nel carcere di Lecce si concluderà con un nulla di fatto nel 2012, mentre sempre nello stesso anno, in un processo stralcio, un ispettore di polizia penitenziaria è condannato a un anno di reclusione (pena prescritta) per violenze commesse ai danni del personale operante all’interno della struttura carceraria [3].

Il processo per fare luce sulle cause della morte di Carlo non ha mai visto l’inizio, nessuna imputazione, nessun colpevole, nessuna responsabilità [4]. La storia di Carlo è solo una delle centinaia e centinaia di storie di violenza, abbandono, mancanza di cure e morte tra le mura carcerarie del nostro paese.

Continue reading

Rompere l’isolamento: scriviamo alle compagne e ai compagni colpiti dalle recenti azioni repressive a Torino e Trento

In questi ultimi mesi ed in particolare da quando si è insidiato al Ministero degli Interni Matteo Salvini sembra di essere ritornati agli anni ’80 quando le case e le sedi dei compagni erano definite “covi”, gli amici e i compagni di lotta definiti “fiancheggiatori” e le relazioni politiche tra compagni si trasformavano in “organizzazioni”. Azioni di polizia in grande stile, militarizzazione dei territori, perquisizioni a tappeto,  durante le recenti inquisizioni a Torino e Trento, hanno portato tanti compagni e compagne nelle carceri italiane accusati di 270 bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo) e 280 bis (attentati con finalità terroristiche e di eversione).


Alcuni compagni hanno scritto: “Non abbiamo risposte semplici. Ma alcune buone domande.
Si può cambiare questo stato di cose senza lottare? Si può lottare senza rischiare? Le condizioni per cui valga la pena rischiare matureranno mai da sole? Intanto, che facciamo? Da più parti si strilla al fascismo per le politiche di Salvini. E poi? Si inorridisce per un botto alla sede della Lega? Avanti. Che ognuno ci metta del suo, perché qualcuno non debba metterci tutto.”

Continue reading