Ancora denunce contro gli antifascisti baresi

Il 21 settembre scorso al termine di un partecipato corteo contro il DL Salvini e contro le politiche securitarie del governo M5S-Lega alcuni manifestanti furono aggrediti da esponenti del partito fascista Casapound sotto gli occhi distratti di un intero reparto dei carabinieri. (1)

Gli stessi carabinieri in assetto antisommossa pochi minuti dopo caricarono per due volte gli antifascisti e le antifasciste accorse sul luogo dell’aggressione mentre un ingente schieramento di polizia e finanziari consentiva agli aggressori di rimanere al sicuro nella sede del partito. Per quella azione di solidarietà e resistenza antifascista sono stati denunciati 5 compagni con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale (110, 337 ccp)

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28 Novembre – Benedetto Petrone vive nelle nostre lotte

28 Novembre 1977 – 2018
BENEDETTO PETRONE VIVE NELLE NOSTRE LOTTE
per la libera circolazione di tutti e tutte
MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA
Ore 18:00 Concentramento in Piazza Umberto

Il 28 novembre del 1977 il compagno Benedetto Petrone veniva assassinato in Piazza Prefettura da una squadraccia fascista uscita dalla vicina sede del MSI sotto gli occhi delle forze di polizia che presidiavano la piazza. Uno scenario non troppo diverso da quanto accaduto lo scorso 21 settembre, quando, al termine di una partecipata manifestazione contro le politiche securitarie ed autoritarie del governo M5S-Lega, una squadraccia fascista, uscita dalla sede di Casapound in Via Eritrea, aggrediva alcuni manifestanti diretti alla stazione sotto gli occhi distratti di polizia e carabinieri che presidiavano la strada dal primo mattino. La violenza fascista di ieri non è poi così differente dalla violenza di oggi sia nei modi che nei tempi: reprimere i movimenti, servire i padroni difendendone gli interessi, fomentare l’odio per il diverso spacciando la difesa del “proprio orticello” ed il nazionalismo per amore verso la propria terra.

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Rompere l’isolamento: scriviamo a Giorgio, Moustafà e Lorenzo

Uno degli scopi primari della repressione e dell’istituzione carceraria è quello di isolare i detenuti dalla realtà che li circonda e dagli affetti. Scrivere ai/alle nostri/e compagni/e detenuti/e così come ai tutti/e i/le detenuti/e è un importante atto di solidarietà che spezza l’isolamento che lo stato impone attraverso le mura carcerarie e i dispositivi di controllo. Per spezzare le catene dell’isolamento, manifestazioni, presidi e iniziative politiche di solidarietà sono importanti così come scrivere una lettera per dire loro che non sono soli, attraverso le proprie parole.

— “Nell’ora della rivolta, nessuno resta mai veramente solo”

Giorgio, Moustafà e Lorenzo liberi subito

L’antifascismo non si arresta

scrivete lettere e inviate telegrammi a

Giorgio Battagliola
Moustafà Elshennawi
Lorenzo Canti

Casa circondariale “San Lazzaro”, via delle Novate 65, 29122 Piacenza

Quando scrivete, lasciate nella busta da lettera anche altre buste da lettera, fogli e francobolli in modo da facilitare una risposta e verificate correttamente l’affrancatura alla posta. Le lettere tra i 20 e i 35 grammi costano circa 2.50 euro.
Quando scrivete ricordate che in molti casi la corrispondenza è sottoposta a censura.

di seguito una serie di consigli tratti da https://www.autistici.org/mezzoradaria/scrivere-ai-detenuti/

Perché scrivere a chi è recluso.
Il tempo può essere un castigo quando si viene privati della libertà di disporne a piacimento, quando lo stato rinchiude qualcuno in una cella e lo priva dei suoi rapporti e si prende un pezzo della sua vita.
Può essere una prova molto dura, a maggior ragione quando ad affrontarla si è da soli. Ricevere solidarietà dall’esterno infonde una forza che può fare la differenza. Cominciare uno scambio di lettere può anche alleviare la solitudine della cella e fare sentire ad una persona che non è sola.
Che sia un telegramma, una cartolina o una lettera ogni contatto con l’esterno è una piccola breccia nell’isolamento a cui vorrebbero condannare i reclusi e le recluse. Oltre a queste considerazioni, c’è il fatto che intrattenere una corrispondenza con un recluso è spesso uno spunto di crescita personale e una bella esperienza.

Cosa scrivere.
Può non essere semplice scrivere una lettera a qualcuno che non si conosce, in molti ci troviamo spesso davanti alla difficoltà di scrivere qualcosa che non sia banale o stupido di fronte alla situazione sicuramente grave di chi sta scontando un periodo di reclusione.
Tuttavia non bisogna dimenticare che chi è in carcere è una persona come noi e spesso la cosa più semplice da fare è iniziare presentandosi e spiegando i motivi che ci hanno spinto a scrivere. Se non si ha nulla da scrivere un disegno o un collage può essere comunque un modo per trasmettere ciò che non si riesce a trasmettere a parole, oppure si può inviare un libro, informandosi prima sulle regole che vigono in ogni carcere, ad esempio in alcuni non possono entrare le copertine rigide o i testi sottolineati.
Per permettere alla persona di risponderci è importante indicare il mittente sulla lettera. E’ anche buona norma mettere la data in cui la lettera è stata inviata. E’ un bel pensiero inoltre allegare un francobollo all’interno della busta, dato da specificare nella lettera in modo che nessuno prelevi il bollo senza che ce ne si accorga.
Bisogna poi tenere conto che ciò che si scrive a chi sta in carcere viene con molta probabilità letto anche dalla polizia interna, quindi è meglio di evitare di scrivere qualunque cosa che possa tramutarsi in un problema per se stessi, altri o per la persona a cui si scrive.

Se non riceviamo risposta
A volte può capitare che di non ricevere risposta dalle persone a cui si è scritto. Non prendiamocela. I motivi possono essere tantissimi: da un disguido delle poste alle guardie che trattengono le lettere, può essere anche che il detenuto in questione abbia molte lettere a cui rispondere e che ci vorrà del tempo prima che riesca a rispondere a tutti. I motivi possono essere molti e in ogni caso non c’è motivo di prendersela.

A chi scrivere.
Scrivere a qualcuno dentro è un impegno che può sembrare da poco ma che una volta preso va mantenuto, quindi è meglio non sovraccaricarsi di lettere a cui rispondere se non si ha la certezza di mantenere nel tempo i contatti.

Nessuna agibilità per razzisti e fascisti in terra di Bari

Rilanciamo il comunicato delle compagne e dei compagni di Ex-Caserma Liberata

La città di Bari, nonostante sia medaglia d’oro alla Resistenza, è sempre stata una città mercantile e di destra, dove razzisti e fascisti hanno molto spesso goduto di coperture politiche e militari. Dai tempi di Nicola Lamaddalena, sindaco della Democrazia Cristiana, che coprì vergognosamente le responsabilità del MSI nel brutale assassinio di Benedetto Petrone, alla infame complicità dell’agente di polizia Francesco Tiani che nel 2003 fu correo di Forza Nuova nel tentato omicidio di un compagno nel 2003 (condannato insieme a 9 fascisti nel relativo processo), sino ad oggi dove protetti dal potere politico di una circoscrizione storicamente di destra, i fascisti di casapound aprono una sede nel rione Libertà. Casapound, i cui militanti si definiscono orgogliosamente “fascisti del terzo millennio”, sin dalle sue origini basa la propria azione politica sulla discriminazione del diverso, sia esso immigrato, omosessuale, indigente o genericamente “di sinistra”. Da un lato si presenta come partito politico alle elezioni, soffiando sul fuoco dell’odio contro gli stranieri, dall’altro veste i panni di presunte associazioni culturali, scolastiche, sportive, ecologiste quali: sovranità, la salamandra, gr.i.m.e.s., solidarité identités, blocco studentesco, sindacato blu, il circuito e la foresta che avanza. Attraverso queste associazioni casapound raccoglie fondi, per sostenere la sua attività di propaganda dell’odio anche in scuole e università. A riprova di ciò, in tutta Italia, sono numerosi gli attacchi a danno di chi non risponde ai criteri di “italianità” pensati da casapound.

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Dal 2011 a oggi, 20 arresti e 359 denunciati tra militanti e simpatizzanti di casapound per azioni violente (nei confronti di immigrati e richiedenti asilo, come l’anno scorso a Casal San Nicola a Roma, contro antagonisti e militanti di sinistra, contro giornalisti, scrittori ed infine fumettisti) o per reati connessi al narcotraffico e allo sfruttamento dell’emergenza clandestini (vedi l’inchiesta di Roma Capitale).
Come spesso accade in Italia, godono di ampia complicità e copertura fra gli appartenenti alle diverse forze dell’ordine e fra gli organi dello Stato che ne legittimano e difendono l’esistenza. Sono di poco tempo fa le dichiarazioni del prefetto Mario Papa, direttore centrale della Polizia di Stato. Papa, in una nota informativa del ministero dell’interno inviata al tribunale di Roma, dipinge questi soggetti come innocui giovanotti partecipi nel sociale, oltre che quelle del ministro del terrore Angelino Alfano che glissa sulle violenze squadriste e spesso le riduce ad episodi di scontro fra estremisti nella solita logica farlocca delle opposte fazioni.
Casapound, facendo leva sulla rabbia e l’insoddisfazione che la gente vive, in un periodo di crisi che parte dall’economia ma investe ogni ambito della vita individuale e collettiva, spinge alla guerra fra poveri, alimentando l’odio razziale e tentando di identificare nello straniero e nel diverso la causa dei nostri problemi. Nelle ultime settimane casapound ha messo in campo una campagna di aggressioni e intimidazioni quotidiane. Davanti ai campi Rom, davanti ai licei, nei quartieri, di fronte ai centri di accoglienza, ogni giorno i militanti neofascisti minacciano, insultano e provocano chiunque abbia idee diverse dalle loro o un altro colore della pelle. Tutto questo avviene spesso di fronte agli agenti di polizia che difendono la propaganda xenofoba e la prevaricazione fisica come se fosse normale attività elettorale.
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Tutto questo lo stiamo ricominciando a vedere e a vivere anche a Bari. Da quando i razzisti di casapound hanno aperto la loro sede in via Eritrea, nel rione Libertà a Bari, si è passati rapidamente dalle decine di scritte omofobe, razziste e fasciste, alle aggressioni verbali e fisiche ai danni di militanti e studenti dei collettivi autonomi e persone genericamente identificate come appartenenti o vicine all’area dell’antagonismo, agli agguati con le bombe carta alle 2 di notte per le strade del quartiere, sino alle aggressioni di stampo squadristico, in dieci “contro” due, armati di coltelli e spranghe.
L’apertura della sede di casapound a Bari coincide con il nuovo piano sicurezza del ministro del terrore Angelino Alfano. Chissà come mai ogni volta che qualcuno decide di alzare il livello di controllo e di repressione sulla gente, di riempire la strade di polizia, i fascisti si riversano per le strade, perché è in questo clima di tensione che i fascisti del terzo millennio s’insinuano, alimentando la distanza tra chi vive ai margini della società e coloro che si possono comprare una idea di futuro.
Sino ad oggi nella città di Bari, la questura, la prefettura, le autorità cittadine hanno lasciato completa agibilità a questi razzisti sino al punto tale da ritrovarci con ben 3 sedi fasciste in città, tra luoghi di ritrovo, come il covo del klan in via Benedetto Croce e l’artemisia in Via De Rossi e la sede di casapound in via Eritrea.
E’ oramai evidente che la radicazione di formazioni razziste e fasciste in città non possa più essere né concessa, né tollerata. Noi non ci siamo mai tirati indietro e siamo stati sempre nelle strade e nelle piazze per rivendicare e praticare l’antifascismo negando a costoro agibilità politica perché conosciamo la storia passata ed il presente, e non intendiamo abdicare ad un futuro dove razzismo, omofobia, intolleranza e discriminazione possano essere cancellati.
Nell’attesa che la città prenda posizione noi continueremo la nostra lotta per la chiusura di tutte le sedi fasciste in terra di Bari.

Solidarietà alle compagne e ai compagni della Basilicata Antifascista

Solidarietà alle compagne e ai compagni della Basilicata Antifascista
Solo nell’ultimo anno la terra di Bari è stata teatro di episodi di violenza e aggressioni riconducibili alle diverse anime dell’estrema destra, ai danni di studenti e compagni semplicemente perché Antifascisti. Tuattavia la Procura ha mostrato un accanimento preferenziale nei confronti di alcuni nostri compagni. La loro colpa, ancora una volta, quella di essere Antifascisti.
E’ per questo che rispondiamo, con ancora più forza, all’appello lanciato dai compagni lucani vittime di un tentativo di intimidazione da parte della questura di Potenza proprio a seguito di un partecipato e numeroso presidio nella giornata del 25 aprile [ https://www.facebook.com/notes/basilicata-antifascista/denunce-e-menzogne-contro-chi-%C3%A8-partigiano/546754972172038 ]. Un 25 aprile, spesso boicottato dalle istituzioni o nel migliore dei casi ridotto ad una sterile ricorrenza, mista a passerella elettorale per politici locali. Gli stessi che, negli anni, hanno ridotto ad una carcassa i nostri territori e represso chiunque abbia osato alzare la testa e mettere in discussione un modello di sviluppo basato sulle devastazioni ambientali e sul consumo di territorio.

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Se da un lato ci accorgiamo della “disattenzione” della classe politica rispetto all’incalzare dell’estrema destra (vedi l’immobilismo nei confronti dell’annuncio di una manifestazione di Lotta Studentesca, ala studentesca di Forza Nuova, a Matera il prossimo 1° Maggio) dall’altro ci imbattiamo in una mal celata complicità tra i camerati ed i cosiddetti garanti dell’ordine pubblico. Complicità che si rinnova ogni volta che la repressione si abbatte sugli antifascisti e si disinteressa di raduni di piazza e aggressioni della peggiore destra xenofoba.
Nell’esprimere la nostra più totale solidarietà ai Compagni lucani, invitiamo tutte le realtà a noi vicine a far girare il loro appello: https://www.facebook.com/notes/basilicata-antifascista/abbiamo-bisogno-di-essere-partigiani-di-prendere-posizione/546914852156050
Nonsolo Marange – Cassa di Resistenza e Supporto Legale

Ennesima aggressione fascista in terra di Bari

Ieri sera a Corato si è verificata un’ennesima aggressione fascista ai danni di un compagno. Episodi di questo tipo sono sempre in cronaca, vedi l’ultima grave aggressione squadrista compiuta da militanti di Casapound e Blocco Studentesco lo scorso 29 Gennaio, i quali hanno aggredito in pieno giorno alcuni studenti del liceo E. Vittorini di Napoli con martelli e mazze.

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Fascisti che vengono “tollerati” grazie alla copertura di polizia e da chi ricopre cariche istituzionali, come testimonia la recente informativa del Ministero degli Interni, in cui vengono addirittura elogiati in quanto inneggiano al fascismo, certo, ma “nel rispetto della normativa vigente e senza dar luogo a illegalità e turbative dell’ordine pubblico”.
Esatto, perché chi meno dei fascisti vuole cambiare l’ordine delle cose; ce lo dimostrano ogni giorno quando sostengono che i problemi di questo paese sono i migranti, i diversi, gli emarginati, ma mai il padronato e il capitalismo di cui sono solamente vili servi.
Noi continueremo a stare nelle strade, dove siamo sempre stati, dicendo con forza che le sedi fasciste vanno chiuse, i partiti e movimenti fascisti sciolti, come dovrebbe essere in Italia se le leggi fossero uguali per tutti e la costituzione avesse ancora valore.
Ricordiamo a tutt* i compagn* che attualmente è in corso un processo contro gli antifascisti baresi, che ha ancora bisogno del nostro sostegno e della nostra solidarietà.
Se toccano uno, toccano tutti

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25 Aprile 2015 – Fabio, Rino e Vincenzo liberi.

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Il 25 Aprile 1945 l ‘Italia si libera dall’occupazione nazista e dal fascismo. Un giorno rosso sul calendario per mantenere viva la memoria collettiva.

Ci avviciniamo al 25 aprile 2015 con la consapevolezza che non è sufficiente parlare di memoria. Resistenza non è aggrapparsi fino a quando c’è un appiglio. Resistenza è aprire gli occhi per riconoscere che il fascismo non è solo un incubo anacronistico che marcia a passo d’oca.

Esiste un nuovo fascismo dal colletto bianco. Meglio vestito ma non meno aggressivo.

Un blocco politico di larghe intese che colpisce sempre più gravemente le classi subalterne di questo paese, le cui politiche di welfare hanno distrutto il mondo del lavoro e dell’istruzione. Leggi come lo Sblocca Italia puntano allo sventramento e alla distruzione del territorio. A smontarlo e rivenderlo pezzo per pezzo al miglior offerente in barba a coloro che lo abitano.

Tutti coloro che si sono ribellati, che hanno mobilitato manifestazioni e proteste si sono dovuti difendere da magistratura e polizia. L’attivismo politico è considerato un reato, chi lotta un sovversivo. Quotidianamente gli attivisti politici vengono denunciati, trattati alla stregua di criminali con un unico obiettivo: preservare l’ordine, far in modo che tutto resti esattamente com’è.

Unica opposizione al fascismo rimangono coloro che hanno le mani slegate da interessi elettorali ed economici, coloro che ogni giorno dal basso cercano di diffondere i valori antifascisti di resistenza, solidarietà e autorganizzazione contro ogni autoritarismo.

A Bari chi cerca di portare avanti questi valori è sotto attacco. Il 25 Aprile è diventato un giorno pericoloso, “troppo politicizzato”come è stato definito dai collaboratori del terribile rettore Uricchio.

Si cerca di trasformare i valori della resistenza in estremismi ideologici, l’antifascismo in rissa fra bande. Con Fabio Rino e Vincenzo ancora ai domiciliari e la procura di Bari che cerca di dimostrare che altri attivisti politici siano dei “bombaroli”, ci sembra evidente che qui in esame e dunque sotto attacco ci sia non un atto in sé ma un’idea, un movimento, la nostra attitudine all’azione e alla ribellione.

I fascisti a Bari non si vergognano di invitare personaggi come Mario Merlino, noto fascista, infiltrato e indagato per la strage di piazza Fontana che il prossimo 9 Maggio disonorerà Bari con la sua presenza. Bari é la città di Benedetto Petrone, che dai fascisti è stato ucciso non perché un “povero paralitico” come malignamente raccontano alcuni, ma perché lui i fascisti li combatteva attraverso ogni pratica, anche la più diretta.

Per questo pensiamo che il 25 Aprile deve tornare a essere la data non ( o meglio non solo ) degli antifascisti baresi ma di tutti gli abitanti della città di Benedetto Petrone.

Per tutti questi motivi il 25 Aprile vi chiediamo di scendere in piazza e dimostrare che Bari è antifascista e non ha paura di affermarlo con i propri corpi.

Si parte e si torna insieme.

Fabio, Rino e Vincenzo liberi.

Appuntamento in piazza della Libertà ( prefettura) alle ore 17.

Fabio, Rino e Vincenzo liberi subito

Rilanciamo il comunicato delle compagne e dei compagni di Ex-Caserma Liberata

Nelle prime ore di venerdì 3 aprile sono stati messi agli arresti domiciliari 3 antifascisti pugliesi con l’accusa di aver partecipato all’aggressione avvenuta presso la sede di forza nuova di Bari, la notte tra il 18 ed il 19 ottobre scorso.
Ai tre antifascisti sono contestati i reati di lesioni personali aggravate e porto abusivo di oggetti atti ad offendere. ll Tribunale di Bari ha inoltre disposto per i ragazzi il divieto assoluto di comunicare con l’esterno, segno di una volontà nell’infliggere una punizione esemplare.

Fabio, Rino e Vincenzo liberi subito
Dall’inizio degli anni duemila i fascisti di questa città si sono resi responsabili di decine di aggressioni, se non di veri e propri attentati. Basti pensare alla bomba carta esplosa contro l’occupazione dell’Ex-Socrate, all’aggressione nel 2003 ai danni di alcuni militanti della RAF per la quale sono stati condannati noti fascisti, sino agli episodi del 2010 e 2011 per i quali, nonostante testimoni e telecamere, non sono state mai svolte indagini, né mai individuati gli aggressori.
I fascisti di questa città si sono resi responsabili di numerose aggressioni nei confronti di attivisti dell’Ex-Caserma Liberata e semplici frequentatori dello spazio occupato. I fascisti questa città professano l’odio razziale e religioso con i loro banchetti per le vie del centro cittadino, sono liberi di manifestare le loro idee xenofobe e omofobiche per strada e davanti alle scuole, di manifestare con celtiche e svastiche nel silenzio assenso di partiti e con la evidente copertura dei rappresentanti dello stato appartenenti alle forze dell’ordine. L’unico vero reato che ci si para davanti agli occhi è l’apologia di fascismo. L’unica soluzione per porre fine a questo genere di episodi è chiudere le sedi dei fascisti.
Dall’inizio dell’occupazione dell’Ex-caserma rossani e con la nascita dell’Ex-caserma Liberata, il collettivo d’occupazione è stato fatto oggetto di accuse ed attacchi politici pretestuosi e privi di fondamento, il cui unico scopo era mettere in cattiva luce la nostra esperienza di autogestione, che dal basso esercita opposizione sociale e critica politica in una città come Bari, povera non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale e culturale. Con il procedere del nostro impegno nelle iniziative politiche e sociali, in parallelo si sono tessute trame che ci hanno visto di volta in volta associati a qualsiasi evento potenzialmente pericoloso accaduto in città. Dal mese di Ottobre dell’anno scorso stiamo portando avanti un percorso condiviso con l’amministrazione Decaro per continuare a svolgere le attività all’interno della rossani attraverso un comodato d’uso temporaneo. Da quel momento sono iniziati gli strumentali attacchi politici da parte delle destre cittadine, che per biechi motivi elettorali si sono resi sciacalli se non veri e propri complici delle provocazioni fasciste che si sono ripetute nei mesi .
Respingiamo al mittente le richieste di sgombero arrivate da partiti fascisti e xenofobi come forza nuova, fratelli d’italia, alleanza nazionale e forza italia, e ci chiediamo perché non sciolgano i loro stessi partiti, dato che traboccano di indagati e condannati.
Riguardo ciò che hanno scritto i giornali in queste ore non sapremmo da dove cominciare per correggere le inesattezze e l’approssimazione con cui scrivono e danno in pasto le vite di tre ragazzi incensurati all’opinione pubblica, descrivendoli come dei criminali. Siamo vicini ai compagni agli arresti domiciliari e alle loro famiglie e restiamo in attesa che gli avvocati abbiano tra le mani la documentazione che dimostri di cosa sono accusati e quali siano le presunte prove a loro carico.
Fabio, Rino e Vincenzo liberi subito
Si parte e si torna tutti insieme
Collettivo Ex-caserma Liberata