Arresti e misure preventive per il G7 di Venaria: la rappresaglia repressiva colpisce tutta la penisola

Questa mattina su ordine della procura di Torino è scattata una vasta operazione di polizia tra Modena, Venezia, Torino, Firenze, Bari e la Val Susa con 18, tra compagne e compagni, colpiti da diverse misure cautelari (sette arresti domiciliari e dieci obblighi di firma) in relazioni alle manifestazioni di protesta contro il G7 del lavoro organizzato dall’allora ministro Poletti, nel settembre del 2017.

Queste misure arrivano a pochi giorni dell’inizio del Festival Alta Felicità in Valsusa, con il chiaro intento di depotenziare la macchina organizzativa di un festival in cui tutto il movimento No Tav ha promesso barricate contro la TAV e contro il dietrofront del M5S. Coincidenze? Noi non crediamo. Quando un mese fa è stato approvato il cosiddetto “decreto Sicurezza bis” a pochi mesi dall’approvazione del precedente pacchetto, era chiaro che si stava aprendo una nuova stagione di repressione e sgomberi. Questo Decreto Legge contiene una serie di misure pensate per combattere i peggiori nemici dell’attuale governo, ovvero chi attraverso l’attivismo e la militanza politica o la loro semplice esistenza rappresenta la negazione delle retoriche di odio e paura ripetute della destra sovranista. Nuove norme relative all’ordine pubblico e al controllo sociale che trasformano da violazione amministrativa a reato penale qualsiasi azione posta in essere che si opponga alle forze dell’ordine con qualsiasi tipo di resistenza, attiva o passiva. [1]

La costante è la criminalizzazione di soggetti considerati devianti o pericolosi “di per sé”, riservando ai soggetti marginalizzati e agli attivisti politici pene sempre più spropositate. Basti pensare ad esempio come l’accattonaggio da condotta punibile con ammenda diventi un reato punibile con l’arresto da 6 mesi ad un anno. Pene basate su comportamenti che in sé non costituiscono reato, come essere un migrante o un senzatetto, ma che questo governo nel suo delirio razzista e classista vuole far passare come problema per il Paese da criminalizzare a tutti i costi. Nel suo comunicato [2, 3] Askatasuna spiega bene come lo stesso trattamento venga riservato agli accusati per le proteste al G7 di Venaus, con accuse infondate, veri e propri “psicoreati”, basati sulla semplice presenza e il “consorso morale”. Persone a cui non vengono neanche contestate singole condotte delittuose ma che “con la loro semplice presenza” fungerebbero “da avvallo” agli altri manifestanti “galvanizzando i materiali esecutori”.

Da Venaus a Melendugno la situazione non cambia. Nell’ultimo anno l’intero movimento NO TAP è stato colpito da decine di denunce e provvedimenti amministrativi per centinaia tra attivisti ed attiviste con il solo intento di provare a fiaccare ed indebolire un movimento popolare, determinato nella sua opposizione alla costruzione di un’opera industriale altamente impattante su di un territorio tra i più belli del paese.

Nella stessa città di Bari gli attivisti ed attiviste che hanno sostenuto le lotte NOTAV e NOTAP hanno dovuto fare i conti con la repressione. Queste denunce si sommano al teorema di procura e questura di Bari contro gli attivisti ed i militanti di Ex-Caserma Liberata, composto da oltre una decina di denunce con il solito corredo di accuse fantasiose per “manifestazione non autorizzata”, “resistenza e oltraggio”, “villipendio” che si sommano ai provvedimenti amministrativi quali fogli di via e avvisi orali e ai decreti penali di condanna.

La nostra solidarietà va a Donato recluso ai domiciliari e a Giuseppe sottoposto a obbligo di firma 3 volte a settimana.

La nostra solidarietà va a Stella, Mattia, Umbe, Donato, Andrea, Giorgio, Dario, Mc, Nico, Stefano, Giuseppe, Niccolò, Dani, Gino, Vitto, Antonio e Jacopo perché li vogliamo liberi e libere subito.

La nostra solidarietà va ai 47 profughi sbarcati dalla Sea-watch, attualmente reclusi in un centro di detenzione per migranti, privati della libertà e incastrati all’interno di un meccanismo burocratico che annulla l’individuo come essere umano per trasformarlo in un problema economico logistico.

Contro la repressione faremo sentire alta la nostra voce perché la solidarietà spezza le catene della repressione, perché la solidarietà è un’arma.

Non Solo Marange – Collettivo di mutuo soccorso e cassa di Resistenza – Bari

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