Contro narrazione tossica e provocazioni poliziesche al G7 di Bari.

 

Esprimiamo solidarietà alle compagne e ai compagni della Puglia contro il G7, vittima nella notte scorsa di una aggressione poliziesca di stampo argentino.


Contro narrazione tossica e provocazioni poliziesche al G7 di Bari.

Questa notte, dieci tra compagne e compagni della – Puglia contro il G7 – sono stati trattenuti in stato di fermo, identificati con fotosegnalazione ed impronte digitali; Avvicinati per quello che sembrava un normale controllo, sono stati portati al commissariato di San Paolo senza alcuna motivazione reale se non quella di avere alcuni manifesti del coordinamento Pugliese contro il G7 riguardanti la manifestazione del prossimo 13 Maggio e pericolossisimi manifesti della Ciemmona 2017.

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Comunicato delle Officine Tarantine su denunce e repressione

Rilanciamo il comunicato delle Officine Tarantine su denunce e repressione ed esprimiamo a tutte le compagne e i compagni vicinanza e correità.

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Questo è il resoconto delle ultime denunce a carico del collettivo Officine Tarantine , in seguito alle mobilitazioni messe in campo nell’ultimo anno.
Ci teniamo a rendere pubblico quanto sta accadendo negli ultimi tempi, dopo che per mesi l’azione di delegittimazione effettuata nei confronti di esponenti ed attivisti sembrava essersi interrotta.
Sono giunte nelle abitazioni di alcuni nostri compagni decreti penali di condanna, e citazioni a giudizio, emanati dalla magistratura di Taranto su indicazione degli agenti PS Digos, riguardanti le ultime mobilitazioni messe in campo.
La prima riguarda l’insediamento del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e della sua Giunta nella nostra città ,nel giorno in cui la piazza esterna al Palazzo della Prefettura era presidiata da istanze ed organizzazioni diverse (associazioni, sindacati e movimenti), si emanano condanne preventive al pagamento di ingenti multe (in sostituzione della pena detentiva) per alcuni compagni che, insieme alle tante organizzazioni, si resero portavoce di alcune istanze territoriali.
L’accusa è quella di manifestazione non autorizzata, un paradosso procedurale che sa di strategia repressiva ben premeditata: da un lato una piazza esterna presieduta da varie realtà sindacali, politiche ed associative, dall’altro una azione repressiva soltanto per alcuni , guarda caso “i soli” tra i pochi i cittadini che dentro l’assise regionale hanno provato a riportare il dramma sociale ed ambientale della città di Taranto nella realtà dei suoi fatti.
Qualche giorno fa, invece, è accaduto il fatto più clamoroso , sempre a carico di un appartenente al collettivo “Officine Tarantine”: arriva una citazione a giudizio da parte del condannato a 10 mesi di reclusione con pena sospesa Don Marco Gerardo.
Il parroco della chiesa del Carmine cita a giudizio un nostro esponente, imputandolo di avergli recato offese pubblicamente nel ripetere alcune frasi lette e rilette su vari quotidiani (presenti anche nel processo AMBIENTE SVENDUTO).
A quanto pare quelle parole hanno fatto infuriare il condannato della curia Tarantina, che dopo essersi messo al servizio della ragnatela che Archinà tesseva, cerca, citando un appartenente alla società civile a giudizio , di tirarsene fuori moralmente.
Resta il fatto che con questa citazione il parroco chiede un risarcimento danni.
Nonostante queste procedure mirate, atte a tentare di distruggere percorsi di lotta autonomi che ad oggi contano più di 50 persone denunciate con diversi processi in atto, ci sono diverse riflessioni da fare .
La prima considerazione riguarda la curia tarantina , che ancora nonostante una condanna a 10 mesi di reclusione nei confronti di Don Marco Gerardo, non ha preso nessun tipo di provvedimento nei confronti del parroco della chiesa del Carmine di Taranto, anzi a maggior ragione lo stesso, con questa azione diffamatoria (a nostro avviso) conferma la sua poca fede nella giustizia.
Con questo coivolgimento processuale lontano dalle logiche di qualsiasi pastore ,il parroco del Carmine è un altro esempio lampante di come alcuni membri della comunità ecclesiastica tarantina professano nonostante le loro azioni siano molto lontane dalla fede stessa.
Altra considerazione riguarda la macchina della repressione messa in atto da magistratura e polizia negli ultimi anni.
Le istituzioni continuano imperterrite a reprimere attraverso denunce e decreti penali di condanna la voglia di riscatto e le idee che molti ragazzi di questa dannata città esprimono attraverso percorsi autonomi e spontanei.
Percorsi giovani che con coraggio, dal basso, rimarcano l’appartenenza ad un territorio sfruttato e depredato, lottando costantemente per la libertà di poter scegliere un futuro diverso dall’emigrazione, dalle grandi industrie, e dallo sfruttamento.
Ci troviamo dopo diversi anni TUTTI/E CONDANNATI a giudizio , per aver espresso le nostre necessità , per aver alzato con fierezza la testa, contrastando chi dall’alto cala ogni giorno scelte infamanti sulle nostre vite, costringendoci a vivere in questo ”stato “ , imponendo a tutti noi, alla comunità tarantina, di chinare la testa costantemente e ad accettare una situazione sociale e ambientale disastrosa alla quale siamo sottoposti da decenni.
Queste denunce non fermeranno il nostro cammino, vivere qui significa anche non avere paura del presente, del futuro e della repressione,
TARANTO LIBERA.
OFFICINE TARANTINE.

Nessuno rimarrà isolato – Mobilitazione contro la repressione in terra di Bari

Bari non è una città dove accadono molte cose, le proposte culturali e le occasioni sociali sono scarse; I giovani vanno via, non c’è lavoro e non ci sono prospettive. In questo vuoto pneumatico, a partire dal 2009, nella città di Bari è cominciato un nuovo ciclo: gruppi informali, collettivi, giovani e meno giovani hanno cominciato a riappropriarsi della pratica dell’autogestione e a fare esperienza di occupazioni. Occupazioni di spazi pubblici abbandonati a degrado e speculazioni, portati a nuova vita senza chiedere il permesso a nessuno, semplicemente perché era legittimo farlo. Dal 2009 possiamo contare ad oggi 7 occupazioni, ognuna di esse aveva uno scopo: diventare un abitativo per chi non poteva permettersi una casa, accogliere migranti, realizzare uno spazio sociale e collettivo, ognuna di loro sollevava una questione politica che altrimenti sarebbe rimasta sotto il tappeto.

Innegabile il contributo dato da questo tipo di esperienze, il cui valore culturale e politico è stato anche riconosciuto pubblicamente, molti baresi li hanno attraversati, elogiati, discussi partecipando alle centinaia di iniziative politiche, sociali e culturali promosse in questi anni. Tantissimi artisti baresi hanno cominciato a esibirsi in questi spazi, qualcuno di loro è diventato anche piuttosto famoso. Meno famosi sono coloro che questi spazi gli hanno fatti vivere con il loro impegno, coloro che vi hanno trovato accoglienza e solidarietà, nuovi legami, le loro storie non sono meno importanti.

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Oggi vi raccontiamo questo perché è dopo, quando nessuno ci pensa più, che rimangono i problemi da affrontare. Nell’ultimo anno sono stati denunciate oltre 50 persone per reati connessi a questo tipo di esperienze. 52 denunciate per il Mercato occupato, 19 per l’occupazione di Villa Roth. 7 persone per le manifestazioni contro la detenzione amministrativa nei CIE, tre persone per le manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese ed infine due persone sottoposte ad Avviso Orale.

Inoltre sono state denunciate 3 persone per un’azione politica collettiva riguardante la vicenda Rossani. A pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, precisamente Il 5 giugno del 2014, Michele Emiliano incontra l’archistar Fuksas, per la firma dell’incarico di affidamento da parte del Comune del progetto di riqualificazione della Ex Caserma Rossani. Una mera speculazione edilizia che prevedeva tra l’altro la costruzione di auditorium/performance center con una capacità di circa 1000 posti.

Quel giorno decine di attivisti e occupanti dell’Ex-Caserma Liberata si presentarono al comune di Bari per chiedere conto al sindaco Emiliano delle sue scelte e per sottolineare che la volontà popolare, era quella di vedere un giorno su quell’area sorgere un parco pubblico. Sicuramente è anche grazie sa quella giornata se il progetto originale di Fuksas è stato cancellato e forse, un giorno sull’area Nord dell’Ex-Caserma Rossani sorgerà un parco pubblico. Per quell’azione, oggi lo stato chiede il conto a 3 militanti che parteciparono a quella iniziativa, pesantemente denunciati dalle autorità di polizia per diversi reati tra i quali, interruzione di pubblico servizio.

Nonsolo Marange terrà alta l’attenzione su tutte queste vicende affinchè nessuno rimanga isolato nell’affrontare la repressione, attraverso l’attivazione di un percorso comune di supporto legale sostenuto da una campagna di iniziative politiche e benefit da attuarsi nei prossimi mesi.

La Solidarietà è un’arma, la Solidarietà è una prassi.
Lunedi 23 maggio, ore 19:00 – presso il circolo ArciGramigna

Assemblea cittadina sulla repressione

Sabato 28 maggio, dalle ore 17:00 – presso l’Ex-Caserma Liberata

Incontro regionale sulla Repressione

dalle ore 22:00
STILL FIGHTING FOR FREEDOM
Reggay, rocksteady e ska contro la repressione

MAD MONKEY SELECTA meets CLEOPATRA SOUND SYSTEM

 

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Incontro dibattito regionale sulla repressione – 28 maggio, ore 17:00 – Ex-Caserma Liberata

Nell’ultimo anno le diverse procure della Regione Puglia hanno lanciato un duro attacco repressivo. A subirlo sono stati tutti coloro che negli ultimi anni si sono opposti alle “grandi opere” e alle speculazioni, una pioggia di denunce ha colpito chiunque abbia voluto esprimere il proprio dissenso verso le politiche governative di impoverimento sociale e di sfruttamento dei territori insieme a coloro che hanno lottato contro carceri, C.I.E. e tutti i luoghi di detenzione per la libertà di tutte e tutti.
Anche in Puglia, come nel resto del paese, alle denunce e ai processi si sono aggiunte decine e decine di misure cautelari e di prevenzione, misure interdittive ed in ultimo i decreti penali di condanna. A tutte/i coloro che sono colpite/i da questa ondata repressiva, in ultimo le 46 denunce per l’occupazione dei binari contro la truffa Xylella e 3 denunce per i compagni del Terra Rossa di Lecce, occorre dare tutta la nostra solidarietà e il nostro supporto.
Alla criminalizzazione delle istanze dal basso si può rispondere solo rilanciando la lotta. E questo può avvenire solo grazie all’organizzazione e alla consapevolezza necessaria a non farsi spaventare e limitare da queste misure, creando sistemi di reazione alla repressione che mettano in comune le esperienze e le pratiche, con l’unico scopo di permettere alla lotta di continuare, senza che nessuno venga danneggiato o rimanga isolato.
Come NONSOLO MARANGE – Cassa di Resistenza e supporto legale nel nostro primo anno di attività siamo stati al fianco degli antifascisti baresi sotto processo e stiamo avviando una campagna di mobilitazione riguardante le oltre 70 denunce ricevute in terra di Bari tutte riguardanti “reati” commessi durante azioni politiche. Inoltre abbiamo sostenuto la campagna per i detenuti del processo 15 Ottobre e ci siamo confrontati con altre realtà solidali nazionali quali Rete Evasioni e Osservatorio Repressione; grazie al confronto continuo con compagne e compagni che hanno partecipato alle nostre iniziative abbiamo maturato la necessità di essere noi stessi promotori di nuovi legami e nuove strategie per sostenere tutti coloro che sono vittima della repressione.
Per questo invitiamo tutte le realtà dei centri sociali e degli spazi occupati, delle palestre popolari, delle realtà territoriali che combattono contro le aziende che inquinano e devastano i territori, ad un pomeriggio di confronto e dibattito, incentrato sulle esperienze e sulle pratiche per essere vicini ai nostri compagni, difenderli, rivendicare con fierezza le ragioni per cui hanno e abbiamo lottato.
Il dibattito si terrà sabato 28 maggio dalle ore 17:00, negli spazi dell’Ex-Caserma Liberata di Bari

Solidarietà agli attivisti salentini colpiti dalla repressione

Solidarietà ai compagni leccesi che ieri hanno ricevuto 46 denunce per interruzione di pubblico servizio e riunione in luogo pubblico non autorizzata, consegnate agli attivisti che si opponevano al piano del taglio ulivi e oggi hanno subìto il legalissimo ma illegittimo sgombero del CSOA Terra Rossa . È evidente che questa reazione poliziesca è dovuta proprio alla lotta che si porta avanti negli ultimi tempi a Lecce, troppo scomoda per chi ci governa.