Resoconto sul presidio solidale anticarcerario del 25 agosto a Bari

Anche d’estate, soprattutto d’estate, non dimentichiamo chi è stato privato della libertà. I detenuti del carcere di Bari sono rinchiusi in un luogo di violenza, privazione, spersonalizzazione individuale ed affettiva.

Con queste parole al microfono si è aperto ieri il presidio sotto le mura del carcere di Bari in solidarietà a tutti i detenuti sia quelli “comuni” che a tutti i militanti/le rinchiusi nelle carceri. Un presidio partecipato, durato circa due ore mentre gli interventi contro le carceri, i cpr e tutti i luoghi di detenzione si alternavano alla musica popolare. Così come accaduto nei precedenti presidi la risposta dei reclusi non si è fatta attendere, facendosi “vedere” con accendini e bandiere improvvisate che facevano sventolare attraverso le sbarre. Sappiamo che i detenuti rischiano richiami e conseguenze per questi gesti, e vedere che presidio dopo presidio, la loro voglia di farsi vedere aumenta, ci rende consapevoli del valore che possa avere la semplice presenza e vicinanza umana, che attraverso il microfono e una cassa esprime la propria solidarietà. I “criminali” che “meritano” il carcere sono per la maggior parte appartenenti alle classi subalterne, i poveri e i reietti della società, i migrati e i tossicodipendenti che lo stato vuole far sparire dietro le mura carcerarie.

Crediamo che sia necessario rompere il muro di diffidenza e di omertà che avvolge gli istituti di detenzione, affinché si possa fare luce sulle brutali condizioni detentive nelle carceri italiane, tra sovraffollamento cronico, assenza totale di assistenza sanitaria, mancanza di attività ricreative e di formazione che possano offrire altre prospettive aldilà delle sbarre. Le strutture carcerarie non solo non “riabilitano”, ma escludono ulteriormente i detenuti dalla società, marchiandoli a vita. Esse sono solo uno strumento per tenere rinchiuse le “classi pericolose” ovvero i poveri, i migranti, i tossicodipendenti, militanti ed attivisti politici nonchè tutti e tutte coloro che hanno preferito correre il rischio di infrangere la legge piuttosto che rinunciare alla propria dignità. Pericolosi non perché infrangono la legge, ma perché disconoscono l’autorità dello stato.

Lo stesso stato che reprime i nostri compagni e le nostre compagne quando manifestano il proprio dissenso, rinchiudendoli nelle galere italiane così come tedesche dove sono reclusi da oltre un mese 5 attivisti italiani che hanno partecipato alle contestazioni contro il G20 di Amburgo lo scorso luglio.

Libertà per compagni incarcerati ad Amburgo durante le manifestazioni contro il recente G20

Libertà per Paska e Salvatore

Contro carceri e cpr – Liber* Tutt*

 

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