Racconti di repressione – La passeggiata del terrore, contributi dalla terra di Bari

Questo racconto ho voluto scriverlo per condividere con compagne e compagni la mia esperienza di lotta al financo del popolo NOTAP

Ringrazio innanzitutto per la solidarietà che ho ricevuto dai compagn* e dagli attivist* del movimento NOTAP. Ciò che ho subito insieme a tanti altri è stata un aggressione a cielo aperto. E tutto questo non deve rimanere in silenzio. Le forze dell’ordine si sono accanite su di noi sia verbalmente con ingiurie e offese sessiste che fisicamente con i manganelli alla mano. Ero per terra quando ho ricevuto la prima manganellata; colpita alle spalle, mi giravo e rivolgendo lo sguardo verso l’alto vedevo la sagoma di un poliziotto che mi sferrava un secondo colpo con il manganello. D’istinto ho alzato il braccio per proteggermi. La manganellata è arrivata e se non fosse stata per la solidarietà attiva di due compagne che si trovavano vicino a me, avrebbe continuato. Il tempo per realizzare ciò che stava accadendo veniva scandito dal dolore al braccio e al gomito, tanto da non riuscire più a muoverlo nel giro di pochi secondi. Sono seduta a terra e sento le voci dei miei compagni e le urla di un dirigente di PS che camminando avanti e indietro con il manganello nella mano, fomentava i suoi sottoposti con odio e rabbia contro persone oramai immobilizzate, costrette a stare in ginocchio e con le manette ai polsi.

Intorno a noi un clima di feroce barbarie. Non ci si poteva muovere manco per prendere l’acqua dallo zaino che subito arrivava il celerino. Non è mancata la battuta squallida da parte di un agente verso una ragazza che era vicino a me: “Ti piacciono le manette eh?”. Bastardo. Dopo circa due ore siamo stati divisi in gruppi da 6/7 persone e condotti verso i blindati. All’interno del pulmino non ci si poteva avvicinare con lo sguardo al finestrino che immediatamente una guardia arrivava a chiudere la tendina per impedircelo. Durante il tragitto non mancavano le risatine tra le guardie di sottofondo. Una scena divertente eh?…

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#NOTAP – Il nostro sguardo verso il cielo dove non esistono barriere!

Da quando il Movimento No Tap ha cominciato ad opporsi fisicamente alla costruzione del cantiere abbiamo assistito a una pioggia di denunce e misure di sicurezza. Già quest’estate gli attivisti sono stati colpiti con multe da centinaia di migliaia di euro. Oltre 25 verbali di violazione amministrativa (parliamo di multe da 10000 euro) notificati ad altrettanti cittadini che avevano preso parte alla manifestazione contro il blitz notturno dello scorso 4 luglio, durante il quale la ditta appaltatrice di TAP ha provveduto allo spostamento di 42 alberi di ulivo (1) .

Nelle ultime settimane una vera e propria occupazione militare sta interessando l’area del comune di Melendugno. La zona di San Basilio è stata decretata dal 13 Novembre “Zona Rossa” e centinaia di agenti sono stati ingaggiati per proteggere l’area dove sono state erette delle recinzioni così impressionanti che, lì fra gli ulivi, più che in Salento sembra di essere sulla striscia di Gaza. Il territorio è diventato completamente invalicabile se non dai residenti, sottoposti a continue identificazioni, mentre il presidio in zona San Basilio è stato spazzato via.

L’esibizione di forza da parte della polizia per scoraggiare l’opposizione popolare si sta concretizzando anche con la consegna di fogli di via. Il 20 Novembre il movimento No Tap si è dato appuntamento in Piazza Tancredi a Lecce per contestare la posizione dell’Università del Salento in merito a TAP e in particolare la presenza (in un convegno sulla sicurezza e la tutela ambientale sic!) di Michele Mario Elia, che oltre ad essere il country manager di TAP, è anche stato condannato in primo grado nel processo per la cosiddetta “Strage di Viareggio” a 7 anni di reclusione (2a /2b). Durante questo appuntamento non solo i manifestanti sono stati manganellati e picchiati, ma é anche stata consegnata a due attivisti l’ingiunzione a presentarsi in questura, dove hanno ricevuto un foglio di via che gli vieta di mettere piede in territorio di Melendugno per 3 anni. Mentre gli notificavano l’atto, le Fdo si sono preoccupate di mostrare il grosso faldone che conteneva i fogli, facendo intendere agli attivisti che ne avrebbero presto potuti tirare fuori molti anni.

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