Presidio sotto le mura del carcere di Bari

Giovedi 20 Ottobre a partire dalle ore 18:00
Presidio sotto le mura del carcere di Bari (Viale Papa Giovanni XXIII)
NON SARA’ LA MORTE A FERMARE LA TUA VOCE
Verità e giustizia per Carlo Saturno
NONSOLO MARANGE – Cassa di resistenza, supporto legale e mutuo soccorso

 

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In carcere si tortura, in carcere si muore – la storia di Carlo Saturno

La fine violenta di Carlo Saturno, giovane ventitreenne morto nel carcere di Bari il 30 marzo del 2011, non è solo una storia di una morte e violenza, ma anche di coraggio e volontà.

E’ il 30 Marzo del 2011; Carlo viene rinchiuso in una cella di contenimento del carcere di Bari, dove poche ore dopo, viene ritrovato in condizioni disperate con un lenzuolo legato al collo. Carlo Saturno viene trasferito al Policlinico di Bari, dove 8 giorni più tardi verrà dichiarato morto.

Carlo entra per la prima volta in carcere, nel 2003 all’età di 14 anni nell’Istituto penale per minorenni di Lecce, dove si trova a subire ogni tipo di abuso da parte delle guardie penitenziarie, sino ai limiti della tortura. Carlo guidato da un’incrollabile volontà nel difendere la sua integrità fisica e mentale dal sistema carcerario, decide di denunciare insieme ad altri detenuti ed operatori del carcere le violenze subite. È l’unico però ad avere il coraggio di testimoniare nel processo contro 9 agenti penitenziari avviatosi nel 2007. Da qual momento la vita di Carlo diventa un inferno fatto di vessazioni, minacce, isolamento, a prescindere dalle carceri nelle quali viene trasferito: Novara, Taranto e infine Bari.

Il 30 marzo del 2011, dopo l’ennesimo scontro fisico e verbale con un agente di polizia penitenziaria del carcere di Bari, alla presenza di altri agenti e detenuti, Carlo viene rinchiuso nella cella di contenimento proprio per essersi rifiutato di piegarsi all’ennesima minaccia di trasferimento, poche ore dopo verrà trovato impiccato.

A distanza di 5 anni dalla sua morte violenta e nonostante le pressanti richieste del GIP, “di individuare gli agenti di polizia penitenziaria responsabili del pestaggio, i medici che ebbero in cura il ragazzo, gli psicologi e tutti coloro che permisero che restasse solo nella cella in cui fu trovato cadavere”, per la terza volta la procura di Bari ha chiesto l’archiviazione del caso con l’evidente volontà di non voler perseguire i responsabili della morte di Carlo. Per il magistrato inquirente non ci sono approfondimenti da fare, nè colpevoli da cercare, così come avviene per la maggior parte dei detenuti che muoiono in per “arresto cardiocircolatorio” o “suicidio”.

Il carcere è il luogo della disumanizzazione, della spersonalizzazione individuale e affettiva, della violenza e della privazione. Il carcere di Bari, se mai l’abbia avuto, ha di certo perso la sua funzione di “rieducazione” rimanendo solo un luogo di detenzione fatiscente e vetusto, sovraffollato, senza luoghi di socialità adeguati, con spazi aperti molto limitati e dove la stragrande maggioranza dei detenuti è in attesa di giudizio (267 su 348).

Noi vogliamo che la memoria di Carlo come di tutti coloro che hanno perso la vita nelle carceri rimanga viva, noi vogliamo verità e giustizia per Carlo Saturno e lo grideremo a gran voce sotto le mura del carcere di Bari, giovedi 20 Ottobre a partire dalle ore 18:00 (Viale Papa Giovanni XXIII) dove il nome di Carlo è solo uno dei tanti nomi di coloro che hanno perso la vita in quel luogo.

Verità e giustizia per Stefano Cucchi – No al perito massone

Stefano Cucchi fu dichiarato morto all’ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre del 2009 come evidente conseguenza delle percosse e delle torture che subì durante la sua breve detenzione. Il primo processo Cucchi si è concluso nel 2014 con una sentenza di cassazione che ha dichiarato il parziale annullamento della sentenza di appello, che assolveva i medici imputati, e ha ordinato un nuovo processo per 5 dei 6 medici coinvolti.
Nel 2015, su espressa richiesta dei familiari, è stata aperta dalla Procura della Repubblica di Roma, una seconda inchiesta che vede “già iscritti o di imminente iscrizione nel registro degli indagati 2 militari dell’arma dei carabinieri per falsa testimonianza e altri 3 carabinieri per lesioni”.
Il giorno 24 Marzo, a Bari, presso il Policlinico avrà inizio l’incidente probatorio di questa seconda inchiesta, per “accertare la natura, l’entità e l’effettiva portata delle lesioni patite da Stefano Cucchi”
Lo Stato ha indicato due nomi per le perizie mediche sul corpo di Stefano per questi due processi:
La prima affidata a Cristina Cattaneo. Nel 2013 il risultato della perizia a lei affidata, indico la morte di Stefano come conseguenza della “sindrome da inanizione”, ossia una mancanza (o grande carenza) di alimenti e liquidi; La sua perizia non ha resistito ai successivi gradi di giudizio ed è stata confutata di recente, di fronte al pm della seconda inchiesta Giovanni Musarò, dalla testimonianza del perito radiologo Carlo Masciocchi, “perché non avrebbe individuato la frattura di una porzione della vertebra interessata dal pestaggio inflitto a Cucchi dopo l’arresto come possibile causa di morte”.
La seconda perizia, nel dicembre del 2015 viene affidata a Francesco Introna in qualità di capo del collegio dei periti che dovranno appunto, “accertare”.
Il problema è che Francesco Introna, medico legale dell’Università di Bari è un uomo di destra, nato politicamente in Alleanza Nazionale, sotto l’ala protettrice di Pinuccio Tatarella e oggi collocato con i “Fratelli d’Italia” di Ignazio La Russa, che più volte si è lasciato andare a pesanti dichiarazioni sulla morte di Stefano, escludendo a gran voce le responsabilità del corpo dell’arma dei carabinieri in questa vicenda.
Francesco Introna è stato iscritto alla Massoneria per sua stessa ammissione e soprattutto è legato da sintonia professionale con Cristina Cattaneo, anch’essa medico legale e autrice della prima perizia sul corpo di Stefano.
Nel dicembre del 2015 la famiglia Cucchi ha presentato un esposto contro la nomina di Francesco Introna che è stato respinto alla fine dello scorso gennaio. In una recente intervista, in vista dell’incidente probatorio di Bari, Ilaria Cucchi ha dichiarato la sua forte preoccupazione per il rischio che neanche in questa inchiesta giudiziaria si possa ottenere giustizia per Stefano vista l’importanza che assumono le perizie durante il percorso processuale.
Stefano non è morto per malnutrizione, Stefano è morto per tortura di stato. Chiediamo una perizia che stabilisca
VERITA’ E GIUSTIZIA PER STEFANO CUCCHI
NO AL PERITO FASCISTA E MASSONE
Giovedì 24 Marzo, dalle ore 10:00 Presidio presso l’ingresso principale del Policlinico di Bari

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Martedì 22 Marzo, ore 21:00
presso il Gramignarci di Bari e in contemporanea all’Exit di Barletta una iniziativa di controinformazione e denuncia

— VERITA’ E GIUSTIZIA PER STEFANO CUCCHI –

25 Aprile 2015 – Fabio, Rino e Vincenzo liberi.

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Il 25 Aprile 1945 l ‘Italia si libera dall’occupazione nazista e dal fascismo. Un giorno rosso sul calendario per mantenere viva la memoria collettiva.

Ci avviciniamo al 25 aprile 2015 con la consapevolezza che non è sufficiente parlare di memoria. Resistenza non è aggrapparsi fino a quando c’è un appiglio. Resistenza è aprire gli occhi per riconoscere che il fascismo non è solo un incubo anacronistico che marcia a passo d’oca.

Esiste un nuovo fascismo dal colletto bianco. Meglio vestito ma non meno aggressivo.

Un blocco politico di larghe intese che colpisce sempre più gravemente le classi subalterne di questo paese, le cui politiche di welfare hanno distrutto il mondo del lavoro e dell’istruzione. Leggi come lo Sblocca Italia puntano allo sventramento e alla distruzione del territorio. A smontarlo e rivenderlo pezzo per pezzo al miglior offerente in barba a coloro che lo abitano.

Tutti coloro che si sono ribellati, che hanno mobilitato manifestazioni e proteste si sono dovuti difendere da magistratura e polizia. L’attivismo politico è considerato un reato, chi lotta un sovversivo. Quotidianamente gli attivisti politici vengono denunciati, trattati alla stregua di criminali con un unico obiettivo: preservare l’ordine, far in modo che tutto resti esattamente com’è.

Unica opposizione al fascismo rimangono coloro che hanno le mani slegate da interessi elettorali ed economici, coloro che ogni giorno dal basso cercano di diffondere i valori antifascisti di resistenza, solidarietà e autorganizzazione contro ogni autoritarismo.

A Bari chi cerca di portare avanti questi valori è sotto attacco. Il 25 Aprile è diventato un giorno pericoloso, “troppo politicizzato”come è stato definito dai collaboratori del terribile rettore Uricchio.

Si cerca di trasformare i valori della resistenza in estremismi ideologici, l’antifascismo in rissa fra bande. Con Fabio Rino e Vincenzo ancora ai domiciliari e la procura di Bari che cerca di dimostrare che altri attivisti politici siano dei “bombaroli”, ci sembra evidente che qui in esame e dunque sotto attacco ci sia non un atto in sé ma un’idea, un movimento, la nostra attitudine all’azione e alla ribellione.

I fascisti a Bari non si vergognano di invitare personaggi come Mario Merlino, noto fascista, infiltrato e indagato per la strage di piazza Fontana che il prossimo 9 Maggio disonorerà Bari con la sua presenza. Bari é la città di Benedetto Petrone, che dai fascisti è stato ucciso non perché un “povero paralitico” come malignamente raccontano alcuni, ma perché lui i fascisti li combatteva attraverso ogni pratica, anche la più diretta.

Per questo pensiamo che il 25 Aprile deve tornare a essere la data non ( o meglio non solo ) degli antifascisti baresi ma di tutti gli abitanti della città di Benedetto Petrone.

Per tutti questi motivi il 25 Aprile vi chiediamo di scendere in piazza e dimostrare che Bari è antifascista e non ha paura di affermarlo con i propri corpi.

Si parte e si torna insieme.

Fabio, Rino e Vincenzo liberi.

Appuntamento in piazza della Libertà ( prefettura) alle ore 17.