Riguardo i fatti di Parma – Laboratorio GEEERL

Riportiamo il comunicato delle compagne baresi del laboratorio permanente GEEERL in merito a quanto accaduto a Parma nel 2010.

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Sei anni fa a Parma c’è stato uno stupro. Una violenza che assume contorni ancora più tragici perché avvenuta ai danni di una ragazza incosciente e perché l’accaduto si è svolto in uno spazio “di movimento” allora gestito dalla RAF (Rete Antifascista di Parma).
Abbiamo letto e riletto i molteplici articoli, comunicati e post trovati in rete. Fra molti scritti di solidarietà alla ragazza che ha subito la violenza, c’è stato anche chi ha voluto evidenziare il fatto che la denuncia di questi episodi venga strumentalizzata da polizia, fascisti e giornali, suggerendo forse fra le righe che i panni sporchi si lavano in casa propria e chi ha voluto mettere in dubbio l’accaduto, accusando la ragazza di “vittimizzazione” e ambiguità. Un’atteggiamento che rispetta proprio la dinamica familiare patriarcale, che preferisce da sempre che lo “sporco” rimanga sotto il tappeto.
A chi dice: “ma tu il video lo hai visto?” noi rispondiamo che no, non lo abbiamo visto e non abbiamo bisogno di vederlo! Porre questo tipo di dubbi potrebbe sembrare legittimo, ma nei fatti diventa un modo di distogliere l’attenzione dal fatto vero: CLAUDIA HA SUBITO UNA VIOLENZA. Colpevolizzarla per aver parlato con le forze dell’ordine, è un’ulteriore violenza nei confronti di una persona già sufficientemente segnata da quanto accaduto e in una posizione difficile e priva di scelta, che per molti anni è stata in silenzio.

Detto questo non ci interessa in alcun modo conoscere il punto di vista degli stupratori e dei loro difensori. Non ci interessa trovare delle giustificazioni perchè UNO STUPRO E’ UNO STUPRO e non fa nessuna differenza se ciò è avvenuto in uno spazio occupato, in uno spazio fascista, in un Arci o in una chiesa perchè UNO STUPRO E’ UNO STUPRO e come tale, per noi chi stupra è e resta un fascista, maschilista, machista e pezzo di merda. Una ragazza che ha subito violenza non deve essere isolata, derisa, lasciata con i suoi demoni e addirittura cacciata dai centri sociali. Una ragazza che ha subito violenza in uno spazio che dovrebbe essere antifascista è stata in silenzio troppo tempo, è stata chiamata prima “ragazza fumogeno” e poi “infame”. A dimostrare la violenza non solo di chi stupra, ma quella di chi passa dall’essere indifferente all’aggressione, dall’incredulità al “è vero ha subito una violenza, ma..” che ci suona tanto simile a quel “non sono razzista,ma..” che scivola sulla bocca di ogni squallido italiano medio che si rifiuta di comprendere la realtà e sentire ancora sentimenti di solidarietà.
Quindi rifiutiamo la posizione di chi cerca di nascondere o giustificare l’accaduto, per noi UNO STUPRO E’ UNO STUPRO. E questo episodio non è altro che una dolorosissima dimostrazione di come non esistano spazi immuni dallo schifo sessista e machista, che non basta chiamarsi compagni o avere uno spazio occupato per essere realmente antisessisti. Viviamo in una società patriarcale e fortemente machista che inevitabilmente trasborda all’interno delle relazioni che ci troviamo a vivere nelle nostre città e sì, anche negli spazi che dovrebbero esserne “liberati”. Proprio per questo il 27 Novembre si è tenuto un workshop fra gli altri che aveva come tema proprio il sessismo all’interno dei movimenti. Non ammetterlo sarebbe un’ipocrisia e l’ennesima violenza a tutte quelle compagne che ogni giorno combattono per rendere gli spazi e la discussione politica scevri da un ordine del discorso maschilista e autoritario. Un lavoro che è neccessario e al quale ognun* di noi deve sentirsi chiamat*, perché non è mai abbastanza.

Per quanto ci riguarda i soggetti che hanno compiuto lo stupro non avranno alcuna agibilità politica nè a Bari e nè in qualsiasi altro spazio occupato antifascista, nella prospettiva che Claudia possa avere giustizia non grazie a un’aula di tribunale, ma grazie alla solidarietà dei compagn*.
“Per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti”

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