Nei giorni scorsi sono stati notificati 7 decreti penali di condanna contro altrettanti compagni e compagne baresi che il 20 ottobre del 2016 parteciparono al primo presidio [1] organizzato da Non Solo Marange, sotto le mura del carcere di Bari, per ottenere verità e giustizia per morte di Carlo Saturno [2] e per riaffermare il dissenso contro il sistema carcerario italiano e contro i luoghi di detenzione amministrativa.
5 decreti penali da 1250 euro e 2 da 50 euro per non aver, secondo questura e tribunale civile di Bari, rispettato le prescrizioni del questore.
Il carcere è il luogo della disumanizzazione, della spersonalizzazione individuale e affettiva, della violenza e della privazione. Le carceri sono il buco nero della società italiana, dove vengono lasciati a marcire gli indesiderabili e le marginalità sociali, coloro che subiscono sulla propria pelle l’assenza di welfare e di servizi sociali, lo sfruttamento lavorativo e l’assenza di prospettive, in buona sostanza le vittime della guerra ai poveri. La popolazione presente nelle carceri italiane è sostanzialmente una popolazione di meridionali, di immigrati e di persone con problemi di dipendenza da sostanze e di salute mentale, una popolazione non di criminali, ma di criminalizzati, persone che a causa della loro classe, della loro condizione e della loro origine sono finite presto … nelle maglie della legge.
Costruito negli anni Venti il carcere di Bari, se mai l’abbia avuta, ha di certo perso la sua funzione di “rieducazione” rimanendo solo un luogo di detenzione fatiscente e vetusto, sovraffollato (445 reclusi / 299 posti disponibili / 147,8% il tasso di affollamento[3]), senza luoghi di socialità, con spazi aperti molto limitati e dove la stragrande maggioranza dei detenuti è in attesa di giudizio (306 su 445 reclusi); a queste condizioni si aggiungono la mancanza di cure causate dalla cronica carenza di personale medico, la pressoché totale mancanza di percorsi di qualsiasi tipo per coloro che sono rinchiusi nelle sezioni di Alta Sicurezza dove mancano anche la biblioteca e la possibilità di utilizzare un computer [4].
Le motivazioni che ci portarono nell’ottobre 2016 a manifestare sotto le mura del carcere di Bari si aggiungono a quelle che hanno portato, in questi ultimi anni, compagni ed attivisti a manifestare a Bari contro abusi di polizia e tortura, carceri e luoghi di detenzione amministrativa (CIE/CPR) per la libertà di persone che non hanno commesso alcun reato se non quello di non aver ottenuto un permesso di soggiorno. A questi decreti penali di condanna infatti va ad aggiungersi il processo che partirà il prossimo 6 Maggio contro 7 tra compagne e compagni incriminati per aver manifestato sotto le mura del CPR di Bari-Palese nel 2015 e per aver denunciato le gravi violenze, le torture e le violazioni dei più elementari diritti che avvenivano tra quelle mura [5] [6], accuse tra l’altro confermate [7] anche da una sentenza (n. 4089 del 10 agosto 2017) del tribunale di Bari.
Questi provvedimenti sono solo alcuni dei tanti che la questura di Bari ha elargito a militanti ed attivisti nell’ultimo anno e che hanno fatto fare carriera dell’oramai ex questore di Bari Carmine Esposito (l’uomo dei Fogli di via “preventivi” per il G7 del 2017 [8]), passato di recente alla direzione della questura di Roma. Dal 2014 ad oggi si contano 93 denunce, in buona parte notificate nel 2018, e 17 provvedimenti amministrativi emessi contro coloro che hanno manifestato pubblicamente la loro contrarietà alle politiche classiste e razziste promosse dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni e che hanno denunciato le reiterate violazioni dei diritti umani e della persona avvenute nelle galere e nei luoghi di detenzione amministrativa.
Noi non faremo un passo indietro, continueremo a sostenere coloro che sono vittima della criminalizzazione di stato, e contro la privazione della libertà di tutte e tutti continuando a sostenere le ragioni di chi lotta.
Non Solo Marange – Collettivo di Mutuo Soccorso e Cassa di Resistenza – Bari