Il 3 gennaio la Digos ha notificato il divieto di dimora dalla città di Torino e la Sorveglianza Speciale per Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo. La richiesta, avanzata dalla procura di Torino, è di due anni. Per lo stato italiano la loro “colpa” è quella di aver preso parte, nella Siria del Nord, alla lotta delle popolazioni del Rojava contro ISIS.
Cosa è la sorveglianza speciale
Per quanto modificata ed attualizzata negli ultimi 40 anni, lo statuto della Sorveglianza Speciale affonda le sue radici nel Codice Rocco e nell’apparato legislativo emanato durante il regime fascista a tutela dell’ordine pubblico al fine di tenere sotto controllo reali o potenziali oppositori politici. Questo apparato legislativo fortemente repressivo ed arbitrario, poiché basato sulla pretesa “prevenzione” dei reati, fu fortemente voluto dal regime fascista e mai abolito con il passare delle legislature. La Sorveglianza Speciale, al pari di altre misure di prevenzione come l’Avviso Orale o il Foglio di Via, non necessita di “prove” o “procedimenti in corso” per la sua attuazione. Per la Procura della Repubblica sono sufficienti indizi sulla “pericolosità” delle frequentazioni e dello stile di vita per attuare questo tipo di provvedimenti di tipo amministrativo preventivo. L’attuazione di queste misure, nonostante avvenga in assenza di reati, ha come conseguenza immediata il restringimento della libertà personale e di movimento, una vera e propria “pena” che viene comminata in assenza di delitto.
Una volta autorizzata, al sorvegliato speciale vengono ritirati passaporto e patente di guida, viene revocata qualunque licenza o iscrizione ad albo professionale; al sorvegliato speciale è richiesto di presentarsi alle autorità di sorveglianza nei giorni stabiliti e ogni qualvolta venga richiesto, è imposto l’obbligo a rimanere in casa durante le ore notturne, è imposto il divieto ad incontrare più di tre persone alla volta o di frequentare persone che abbiano subito condanne e di muoversi dalla propria città di residenza senza autorizzazione. Un combinato disposto di divieti che rende difficile, se non impossibile, condurre una vita normale, lavorare o studiare. Nel caso di Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo a questo si somma di Divieto di Dimora da Torino, che li obbligherebbe a lasciare la loro città e le vite che hanno condotto fino ad ora, così come gli renderebbe impossibile presentare un libro, partecipare ad una iniziativa politica o parlare della propria esperienza.
Negli ultimi anni l’uso delle misure preventive quali foglio di via, divieto di dimora, obbligo di dimora, avviso orale e in ultimo la sorveglianza speciale contro militanti ed attivisti politici è aumentato in maniera esponenziale; l’uso di questi provvedimenti è balzato agli onori della cronaca, nei mesi scorsi, a causa della persecuzione del Sindaco di Riace Mimmo Lucano, destinatario di un provvedimento di divieto di dimora da Riace.
La nostra solidarietà a tutte le vittime della repressione e a tutti quegli uomini e quelle donne che hanno lasciato la propria terra per andare a sostenere la Rivoluzione delle popolazioni del Rojava affrontando un percorso di lotta fatto di studio, duro lavoro nei campi e difesa del territorio dalla minaccia dello Stato Islamico e dello stato Turco. Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo sono solo una piccola parte di coloro che hanno scelto di praticare la solidarietà attiva e la militanza politica contro l’ISIS mettendo “in gioco” tutta la propria esistenza e mettendo in discussione le proprie “certezze”, al fianco delle popolazioni del Rojava. Solidarietà a Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo e a tutte e tutti coloro che difendono la Rivoluzione del Rojava e la causa curda nel mondo.
Biji YPG, Biji YPJ
Biji Kurdistan, Biji Serok Apo Abdullah Öcalan!
NON SOLO MARANGE – Collettivo di Mutuo Soccorso e Cassa di Resistenza – Bari
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