Il ministro unico: repressione poliziesca e algoritmi del controllo sociale a Bari

Viviamo tempi difficili, di campagne elettorali permanenti e di partiti che, a furia di inseguirsi a destra, hanno finito col mostrare le brache, ingrossando le fila di quello che da tempo costituisce il partito maggioritario di questo paese ovvero quello dell’astensione.

Il questo enorme vuoto politico/esistenziale, nel mondo si fa spazio una maleodorante “ondata sovranista” che basa la propria strategia di propaganda sugli undici principi di un certo Joseph Goebbels e su risorse tecnologiche di cui ancora non è possibile comprendere del tutto la portata. Questa area politica, con particolare riferimento alla Lega, può contare non solo su un potente apparato mediatico mosso dall’algoritmo denominato La Bestia, creato dagli Spin doctor Luca Morisi e Andrea Paganella, ma anche su un intero apparato burocratico e militare che interviene in materia di sicurezza pubblica, coordinamento delle forze di polizia e rappresentanza generale di governo sul territorio: quello afferente al ministero degli Interni. Entrambi questi apparati e dispositivi di potere oggi rispondono ad un’unica persona: il segretario della Lega e Ministro degli Interni della Repubblica Italiana, Matteo Salvini.

Il combinato disposto fatto di nuove leggi repressive e liberticide (vedi l’approvazione del DL Salvini e le altre proposte di legge di area sovranista come di DL Pillon) e un efficace quanto persistente controllo dei contenuti in rete ha generato nuove equazioni della repressione, composte da un numero crescente di rappresaglie pronte a scatenarsi a comando del ministro. Così, non si tratta solo di dover affrontare un non-dibattito fatto di campagne d’odio contro i migranti, le donne e gli oppositori politici, ma anche di doverlo fare su un campo inquinato sia a livello digitale che in quello quotidiano dello spazio pubblico e della repressione poliziesca.


Azioni in grande stile, sia sul piano militare che mediatico, da Riace a Torino; in questo scenario non fa certo eccezione la città di Bari; poiché dalla manifestazione antirazzista del 21 settembre 2018 (e forse da ancor prima, considerate le particolari condizioni in cui si è verificata l’aggressione fascista di cui abbiamo parlato qui link ) si è assistito ad una pesante militarizzazione delle manifestazioni pubbliche e a una intimidazione continua verso gli organizzatori delle stesse. Militanti del collettivo Ex-Caserma Liberata e degli attivisti della rete Mai con Salvini – Bari hanno subito visite sui luoghi di lavoro e presso le abitazioni private oltre a continue quanto indebite pressioni negli ambiti sociali di rifermento, alternate a ripetute convocazioni in questura e alla consegna di 10 denunce:

  • 5 denunciati per resistenza a pubblico ufficiale a seguito dell’aggressione fascista dello scorso 21 settembre
  • 3 denunciati per manifestazione non autorizzata, vilipendio delle forze armate e blocco stradale a seguito del corteo antifascista dello scorso 28 novembre
  • 2 denunciati per danneggiamento, a seguito di una affissione in vista della manifestazione del 28 novembre

L’espansione dell’importanza del ruolo della polizia nel dibattito pubblico, caldeggiato e alimentato da Matteo Salvini e l’inasprimento dei termini del confronto non fermeranno la determinazione di chi lotta per vedere affermati i principi di libertà di circolazione e di mutualismo e solidarietà tra sfruttati. Per non sottovalutare questa nuova fase politico-repressiva invitiamo tutte e tutti a tenere alta la guardia e a partecipare alle manifestazioni indette contro il DL Salvini e contro le politiche classiste e razziste del governo M5S Lega a partire dalla manifestazione di Martedì 19 Febbraio a Bari – Bari non si Lega Atto II – Concentramento ore 17:30 Piazza Umberto.

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