Di chi sono le città? Controllo sociale fra decoro e abusi di polizia.

Di chi sono le città?
Controllo sociale fra decoro e abusi di polizia.

vorrei tessere un elogio
della sporcizia, della miseria, della droga e del suicidio:
io privilegiato poeta marxista
che ha strumenti e armi ideologiche per combattere,
e abbastanza moralismo per condannare il puro atto di scandalo,
io, profondamente perbene,
faccio questo elogio, perché, la droga, lo schifo, la rabbia,
il suicidio
sono, con la religione, la sola speranza rimasta:
contestazione pura e azione
su cui si misura l’ enorme torto del mondo […].
P.P. Pasolini, il Poeta delle Ceneri

 

Mentre sulle pagine dei giornali si sprecano i proclami contro i migranti o contro gli abusivi, a secondo della moda del momento e del tornaconto elettorale, ci sono persone che stanno pagando a caro prezzo questa nuova ondata repressiva. Negli ultimi giorni, a Torino, ci sono stati ben due episodi di abusi di polizia, ampliamente documentati.

Una ragazza, Maya, attivista 19enne, è stata trattenuta per un’intera notte, picchiata e denunciata dalla polizia, senza alcuna ragione apparente, (e anche se ci fosse stata, non avrebbe comunque potuto motivare un tale trattamento cileno).
Un altro ragazzo, un migrante senegalese di cui al momento non si conosce il nome, è stato inseguito, ammanettato e manganellato a sangue durante un controllo a Porta Portese, fino a rimanere esanime sul pavimento.


Viviamo un periodo di stagnazione economica profonda, in cui le politiche di austerity hanno inciso pesantemente sul tenore di vita generale e per questo il ceto medio vede minate alle radici le sue basi economiche e culturali. L’Italia non è stata ancora nel mirino del terrorismo di Daesh eppure siamo i primi a contare le vittime di quello che è il vero scopo di chi pianifica il terrore: instillare diffidenza, paranoia collettiva e isterismo.
L’incidente di piazza San Carlo, con i suoi 1500 feriti a fronte di nessun evento, avrebbe dovuto aprire a riflessioni molto profonde su ciò che la paura è in grado di generare dal nulla e su quali potranno essere le conseguenze, sul lungo termine, di un tale clima sociale e politico.
Invece, ancora una volta, la politica italiana ha scaricato tutte le responsabilità sui più poveri e impotenti: in questo caso, i venditori abusivi. In altri casi sono i migranti, o le prostitute, i questuanti e i tossicodipendenti. Sono questi i target principali della legge Minniti Orlando, insieme chiaramente a occupanti e writers. Su queste soggettività si stringe la morsa repressiva attraverso sanzioni amministrative e pecuniarie, che possono mutare senza troppe difficoltà in sanzioni penali in caso di reiterazione o precedenti.
Quello che ci sembra un disegno molto chiaro è che le morti, gli incidenti e gli episodi di violenza causati dallo stato di insicurezza e ansia collettivo, non hanno alcun valore se non quello che può scaturirne nei proclami di politici in crisi o sciacalli di professione in cerca di consenso.


La stretta penale e l’inasprimento delle misure contro le cosiddette classi marginalizzate ha avuto inizio oltre vent’anni fa negli Stati Uniti quando nel 1994 il sindaco di New York Rudolph Giuliani mise in piedi un pacchetto sicurezza noto come Tolleranza Zero e negli ultimi dieci anni si è diffuso ampiamente anche in Europa.
Il pervasivo sentimento di insicurezza riscontrabile in Europa occidentale e negli Stati Uniti, viene dirottato verso minacce e pericoli in nome di una perenne ricerca di capri espiatori, ben diversi dalle reali motivazioni socioeconomiche che hanno reso le nostre città “comunità dell’ansia”. Il discorso pubblico quindi si sofferma nel trovare inedite motivazioni atte a reprimere sempre più duramente quei comportamenti considerati devianti, inappropriati, illeggittimi.
Sempre più frequentemente si governa “trough crime” cioè attraverso la (paura della) criminalità di strada e stigmatizzando quelle classi sociali che non corrispondono al profilo del cittadino perbene. Il richiamo al decoro gioca un ruolo fondamentale per il profondo uso politico che ne viene fatto, necessario proprio all’enfatizzazione di questa divisione sociale. Il tema del decoro ha iniziato a essere affrontato in Italia con l’idea di proporre una riflessione sulla sicurezza urbana che prendesse sul serio le paure dei cittadini, facendo leva su concetti come il degrado, il decoro e le inciviltà urbane.
Il pervasivo sentimento di insicurezza riscontrabile in Europa occidentale e negli Stati Uniti, viene dirottato verso minacce e pericoli in nome di una perenne ricerca di capri espiatori, ben diversi dalle reali motivazioni socioeconomiche che hanno reso le nostre città “comunità dell’ansia”. Il discorso pubblico quindi si sofferma nel trovare inedite motivazioni atte a reprimere sempre più duramente quei comportamenti considerati devianti, inappropriati, illeggittimi.
Il sistema repressivo si articola in tre funzioni correlate: al grado più basso c’è l’incarcerazione, necessaria per eliminare dal gioco una buona fetta del proletariato urbano e in particolare di coloro che appartengono alle classi marginalizzate (tossicodipendenti, alcolisti, piccoli spacciatori, migranti clandestini, e così via) e di chi si ribella apertamente a un tale “sviluppo sociale”. Un gradino più in alto, la rete di “sicurezza integrata” costituita da forze di polizia, agenti municipali e governatori locali espleta la funzione, inseparabilmente economica e morale, di imporre la disciplina alle classi medie, ormai rese instabili e nervose dal loro ritorno a una estrazione economica minore. Ultima funzione ma non meno importante: la separazione fra cittadini onesti, perbene e soggetti considerati deviati e improduttivi. Una divisione messa in campo per la borghesia e per la società tutta, che le élites politiche e le autorità pubbliche si impegnano a tracciare con sempre maggiore enfasi, riportata con entusiasmo dal sistema dei media, spesso legato ad uno o più di questi attori e comunque interessato all’immediato riscontro che deriva dal cavalcare ondate di panico.

L’istituzione di politiche repressive ed escludenti ha portato oggi gli Stati Uniti ad avere un nuovo problema razziale e alla nascita del movimento Black Lives Matters contro i sistematici abusi della polizia che hanno causato innumerevoli morti nella comunità nera.

In Italia come nel resto d’Europa, siamo sullo stesso binario: l’applicazione di queste nuove norme a tutela del “decoro” hanno portato a veri e propri rastrellamenti etnici, definiti dai giornali “blitz anti-bivacco”, lo spazio pubblico deve essere “depurato” da una certa massa sociale indefinibile, irrappresentabile, povera e antiestetica, che deve essere respinta dai centri cittadini, nelle periferie e nei ghetti. Il cosiddetto “daspo urbano” contenute nel decreto sicurezza Minniti è lo strumento ideale per compiere questo fine e per dare legittimità a chi, coperto dalla divisa, può abusare indiscriminatamente del suo potere di controllore.

Oggi, doppiamente vittima è chi è già povero e socialmente svantaggiato, e si ritrova perseguito come un criminale e stigmatizzato come delinquente.

#StopAbusiInDivisa #IoStoConMaya #SeMiCacciNonVale

Venerdì 16 Giugno dalle ore 18:00 presso Piazza Francesco Carabellese (Piazzetta Madonnella) – Bari
Presidio di solidarietà a sostegno della campagna #SeMiCacciNonVale 

Contro la Repressione e la Criminalizzazione delle Lotte Sociali – Contro fogli di via, daspo e repressione e contro il D.L. Minniti / Orlando

Tutti i materiali della campagna #SeMiCacciNonVale sono disponibili al seguente link
https://nonsolomarange.noblogs.org/

invitiamo tutti a leggere l’inchiesta “GLI INDESIDERATI DI CASA NOSTRA” ed in particolare l’intervista al questore di Bari presente al seguente link http://www.infoaut.org/varie/dal-g7-ai-fogli-di-via-le-misure-di-sicurezza-a-bari-sono-pronte

NON SOLO MARANGE – Collettivo di Mutuo Soccorso e cassa di resistenza – Bari

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